"Chiunque si propone come candidato alle
elezioni, non ha alcun diritto di chiedere voti in cambio di qualsiasi sua
prestazione professionale, precedente o futura"
di Berto
Dragano
Le campagne elettorali sono sempre fatte da
bei discorsi e paroloni che lasciano il tempo che trovano.
Mentre i cittadini si riempiono di parole,
sottobanco si promette di compiere acrobazie, movimenti che alludono a
sistemare la “cosa propria”, terreni non edificabili trasformati in
edificabili, col solo intento di “crepare in corpo” il nostro territorio.
Oramai il nostro caro paese sta diventando il
Casalpalocco di Nanni Moretti in “Caro Diario”. Il paese delle villette e dei macchinoni,
tutti vogliono la villa, isolandosi snobbando i condomini e il centro storico.
“Questo mi spaventa, passando davanti a
queste case sento tutto un odore di tute indossate al posto dei vestiti, cani
dietro i cancelli, videocassette, pantofole…
Una città di cemento, senza spazi verdi,
brutta, creata, deformata da amministratori che gli elettori hanno scelto e
sceglieranno.
Si può arrivare al punto che il disgusto e lo
scoraggiamento prendano il sopravvento sul senso civico. E chi può giudicare questi
elettori? Invece, quelli che votano, quali criteri usano?
Nel meridione il criterio è in massima parte
uno solo e trae le sue origini dalla cultura mafiosa-clientelare.
Si dà il voto a chi promette qualcosa al
singolo elettore o si dà il voto a chi ci ha fatto precedentemente un favore.
Il voto come merce di scambio.
Eventualmente il voto si potrebbe vendere e
comprare alla Borsa di Milano come azioni finanziarie con un vantaggio per
tutti, specialmente quelli che fanno parte di famiglie numerose.
Ma il voto è tutta un’altra cosa.
Forse sono ingenuo, antico, ma il voto
dovrebbe servire ad eleggere degli attori politici che abbiano coscienza e
conoscenza del lavoro che dovranno svolgere, che abbiano un riconosciuto valore
etico (da non confondere con quello religioso che viene tante volte
strumentalizzato) ed una integrità morale.
Chiunque si propone come candidato alle
elezioni, non ha alcun diritto di chiedere voti in cambio di qualsiasi sua
prestazione professionale, precedente o futura. Nella propria attività ogni
professionista ha il dovere di prestare il proprio servizio alla comunità, non
fosse altro che per pura etica professionale.
E’ proprio la cultura del voto clientelare che
fa sì che si creino situazioni come quella che stiamo vivendo da anni nella
nostra città (rimpasti, deleghe ecc.) che tutti criticano. Il territorio si
ingabbia tra cemento e ferro, mentre gruppi organizzati compongono la squadra.
Gli uomini che portano più numeri, raccolgono voti non d’opinione, come
giustamente dichiara qualche politico, ma voti che hanno un peso di speranza
simile al “gratta e vinci” per consentire ai soliti noti di stare al
comando.
Mi si potrebbe obiettare che ormai i politici
sono tutti uguali, tutti corrotti e pensano ognuno al proprio interesse
personale. Questo è in linea di massima verissimo. Ma noi elettori abbiamo il
grande potere di scegliere. Dobbiamo votare solo chi ci ispira fiducia anche se
fa parte del partitino più insignificante che non prende tanti voti. Non ha
importanza se disperdiamo il voto, l’unica cosa veramente importante è votare
secondo coscienza, per il futuro di una Città migliore.
Berto Dragano