di Berto Dragano
Una partita di calcio, che indica una scelta di vita, il 22 giugno 1974, i mondiali di calcio. Germania, un bambino di nove anni al settantottesimo minuto di una partita di calcio scopre di diventare comunista.
Francesco Piccolo scrittore e sceneggiatore, a fine ottobre scorso ha pubblicato un libro per Einaudi, “Il desiderio di essere come tutti”, di cui si è parlato molto, ma di cui ho visto pochi stralci online.
Francesco Piccolo, racconta che “diventa comunista” quando Jurgen Sparwasser segna il gol della vittoria per la Germania Est contro la Germania Ovest, ai mondiali di calcio del 1974.
È essenzialmente un ricordo introspettivo diviso in due parti: la «vita pura» dell’autore – quella dei tempi di Berlinguer e della questione morale – e quella «impura» – seguita alla “discesa in campo” di Berlusconi.
Francesco Piccolo ha scritto un romanzo della sinistra italiana, un racconto di formazione individuale e collettiva. Vengono raccontati momenti che hanno segnato la storia nazionale. I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent’anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver.
Un libro che riesce a cogliere l’essenza dei drammi interiori della sinistra italiana, interrogandosi senza ipocrisie e con grande lucidità sulle contraddizioni sociali, culturali e storiche della sbandierata “diversità” dell’essere di sinistra in Italia. Il risultato è una serie di confessioni utili per un dibattito politico italiano, un testamento spirituale a metà tra l’ammissione di colpa e il desiderio – come da titolo – di «essere come tutti».
Il desiderio di essere come tutti è un libro scritto bene. Un racconto che prende la direzione di una sceneggiatura per un film. Un libro che consiglio a coloro che continuano a desiderare di essere di sinistra come tutti. lo consiglio a tutti coloro che sono di sinistra ma non troppo.
Riporto qui un breve brano del libro
A noi della sinistra italiana, nella sostanza, non piacciono gli italiani che non fanno parte della sinistra italiana. Non li amiamo. Sentiamo di essere un’oasi abitata dai migliori, nel mezzo di un Paese estraneo. Di conseguenza sentiamo di non avere nessuna responsabilità. Se l’essere umano di sinistra sentisse una correità, non penserebbe di voler andare a vivere in un altro Paese, più degno di averlo come cittadino. Però, a questo Paese che non ci piace, che non possiamo amare, del quale non sentiamo di far parte, e che osserviamo inorriditi ed estranei, noi della sinistra italiana a ogni elezione siamo costretti a chiedere il voto. Vogliamo, cioè, che quella parte di Paese che disprezziamo, si affidi alle nostre cure. Ciò che puntualmente non avviene, proprio perché il Paese sente questo senso di estraneità. E poiché non avviene, noi della sinistra italiana ci indigniamo di più, ci estraniamo di più e riteniamo di essere ancora meno responsabili di questo Paese di cui non sentiamo di far parte.
E poi
Ho capito all’improvviso che assomigliavamo a quel gruppo di ciclisti che incontro ogni tanto per la città. che occupano tutta la strada procedendo con lentezza studiata, perché il loro obiettivo non è andare in bicicletta, ma punire coloro che sono in auto e sulle moto. Non sono usciti per andare da qualche parte, ma per bloccare il traffico. Appunto, per punire. Quando mi è capitato di trovarmi in mezzo a loro, intrappolato con il mio scooter, ho provato a infilarmi in uno spazio, a passare, e si sono incazzati. Mi hanno intrappolato e insultato, chiedendomi se ci provo gusto a inquinare la città o se mi piace morire di cancro. Non solo mi impedivano di passare, ma cercavano di piantare nella mia testa sensi di colpa e pensieri bui che mi sarei ritrovato di notte, nell’insonnia. Sono violenti, arroganti e inclini al sopruso, semplicemente perché stanno facendo una cosa più giusta della tua, semplicemente perché tu dovresti fare come loro. Ogni volta che li incontro, nonostante pensi che abbiano ragione, che il traffico e lo smog sono insopportabili, la mia sensazione è precisa: sono contento di non far parte del loro gruppo, ma di stare insieme agli altri, agli automobilisti e ai motociclisti.
…]
Quindi, con grande sorpresa, la sensazione che sento arrivarmi addosso, appena dopo essermi liberato della purezza, è soltanto un senso di sollievo. Nient’altro.