LibriAmo a cura di Renata Grifa
In una nota datata 3 giugno 1954, l’ambasciatore del Belgio a Londra trasmetteva un invito al governo di Sua Maestà britannica: un invito a partecipare a una nuova Fiera mondiale che i belgi chiamavano l’ “Exposition Universelle et Internationale de Bruxelles 1958”.
Sarebbe stato il primo evento del genere dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Jonathan Coe
Ah! Che autore fantasticamente British è Jonathan Coe.
Forse qualcuno lo ricorderà nella recente Inghilterra (Middle England) intento a raccontarci quella che era la realtà pre-Brexit, in Expo 58, uscito per la prima volta nel 2013, ci fa immergere in un viaggio dai toni noir in pieno clima da guerra fredda.
Non è il suo miglior libro, se volete conoscerlo meglio non iniziate da qui, ma se avete voglia di lasciarvi andare ad una storia leggera, beh… potrebbe essere un libro giusto, scritto comunque da una penna di un talento inconfondibile.
Thomas Foley è l’inviato che rappresenterà la Gran Bretagna per conto del Central Office of Information di Londra, per cui lavora come copyrighter. È lui la figura scelta come responsabile della riproduzione reale di un tipico pub inglese all’interno della Mostra Universale che si terrà a Bruxelles nell’anno 1958. Il pub Britannia.
Il suo compito non sarà nient’altro che vigilare in modo corretto affinché ogni cosa vada esattamente come previsto.
L’Expo è inizialmente per Thomas l’opportunità di rilanciare la propria carriera, impiegato senza pretese, un po’ Gandhi per il suo silenzio e un po’ Gary Cooper per il suo aspetto attraente, non sembra avere ambizioni particolari, accetta l’ incarico più per dovere che per curiosità, ma cambierà idea quando lontano da casa riscoprirà non solo parte di se stesso, ma parte di un mondo che ignorava.
Su un treno che corre tra Londra e Bruxelles Thomas si troverà suo malgrado in quella che diventa a tutti gli effetti una spy-story degna del migliore James Bond.
In piena guerra fredda l’esposizione universale è terreno fertile per ogni tipo di intrigo, che da un lato ci mostrerà il progresso del mondo, dall’altro l’indole trasgressiva dell’uomo.
Thriller e humor inglese si mescolano in una sorta di calma narrativa che quasi confonde, una storia movimentata che di fatto non esplode, ma procede lineare, come il carattere del suo protagonista Dobbiamo tutti goderci il nostro tempo qui, finché possiamo. Perché potrebbe finire da un momento all’altro, e nessuno di noi può sapere quando, o come. […] È questo il problema con la felicità” , tanti pezzi sparsi, lasciati pagina dopo pagina ad un lettore che sa già come andrà a finire e che invece esplodono in un finale di assoluto effetto.