La recensione del libro di Massimo Gramellini
di Maria Pia Carruozzi
“Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere: completamente vivi.”
Chi si accinge a leggere “Fai bei sogni”, deve sapere che è un racconto vero.
E’ la storia vera di un vuoto, buio e profondo, un vuoto che tutti coloro che hanno subìto una perdita, di qualsiasi tipo, avvertono e, che molto spesso, si rifiutano di affrontare.
Il vuoto di Massimo Gramellini nasce insieme al suo demone interno, Belfagor, all’alba dell’ultimo giorno dell’ anno, quando, a soli nove anni, si sveglia orfano di madre…
Da allora la sua vita continua con un padre che lo ama, ma che non sa dimostrarlo, che, per alleviare il suo dolore, lo allontana da tutti coloro che gli ricordano sua moglie e evita tutte le domande che la riguardano. Di questa donna non si deve parlare. Punto. Non si discute.
L’unico punto d’incontro con il figlio è la squadra del Toro.
E Massimo cresce, o almeno tenta di crescere, con un vuoto che, ignorato, è libero di espandersi e con Belfagor che sghignazza ad ogni sua caduta.
Per tutta la vita Massimo Gramellini ha nascosto a tutti la morte della madre, non lo dice a nessuno, nè gli amici, nè alle ragazze. Per lui sua madre è sempre in viaggio. Come cresce un bambino così? Si adatta, cerca di camminare sulle punte dei piedi evitando di guardare il cielo, perchè grande com’è fa paura.
Diventa uomo, adulto, giornalista e poi scrittore, arriva il suo romanzo “L’ultima riga delle favole” dove dedica un breve spazio a sua madre, immaginandola suicida.
A questo punto, Madrina, la migliore amica della sua mamma, ritrovata dopo anni, consegna al Massimo adulto una busta. E in questa busta c’è una verità che porterà l’uomo adulto a ritornare un bambino di nove anni e ad affrontare il Vuoto.
Gentile e pieno di tatto come sempre, Massimo Gramellini mostra un coraggio enorme, per due motivi: si mette a nudo a più di quarant’anni e perdona. Cosa rarissima.
Il libro si legge in poche ore, arriva al cuore, fa male.
Non è stato facile leggerlo e non è stato facile parlarne.
Ma sono contenta di averlo fatto.