Nasce a San Paolo del Brasile e a Nairobi il progetto Orto Urbano.
Queste due città hanno in comune le due più grandi baraccopoli del mondo.
Le baraccopoli sono considerate insediamenti informali, perché estranee ad ogni regola urbanistica e istituzionale, situate ai margini della città, a ridosso di discariche. Il comune di San Paolo è una delle poche città al mondo che ha voluto affrontare la questione di una possibile integrazione delle favelas nel tessuto cittadino, mediante l’agricoltura urbana.
I cittadini delle favelas si sono appropriati di spazi abbandonati, destinati a discariche, e, con l’aiuto di esperti, sono riusciti a bonificarli e a trasformarli in orti capaci di produrre ortaggi destinati alla mensa delle scuole.
Molteplici i benefici di questo esperimento, dall’eliminazione dell’aria insalubre che è caratteristica delle periferie, all’aiuto collettivo, al lavoro, fino alla riqualificazione del paesaggio che è il primo modo per restituire un segnale visibile tra quelle distese indefinite di baracche e rifiuti.
Spontaneo è il paragone con San Giovanni Rotondo e ai residenti di via Massa, un’espressione spontanea di civiltà, in mezzo alla decadenza di ogni singolo spazio verde e non, di questo paese.
Se il comune di San Giovanni Rotondo offrisse ai propri cittadini l’opportunità di abbellire e rendere coltivabili gli spazi verdi abbandonati, gli stessi cittadini sarebbero in grado di accettare di lavorare per il bene comune senza lamentarsi del tempo e del lavoro messo a disposizione e con la consapevolezza che non saranno mai proprietari materiali?
In altre parole accetterebbero di abbellire il paese senza un tornaconto personale?
MPC