Il Direttore scientifico di Casa Sollievo: “A rischio la ricerca sulla SLA”
Un feto umano di 4-5 mesi è stato trovato in una cella frigorifera del dipartimento di Biotecnologia dell’Università Bicocca. Il laboratorio dove è stato trovato il feto è situato al terzo piano dell’edificio U3 dell’ateneo. Non sono presenti tornelli o sistemi di sicurezza e nell’edificio entrano ed escono centinaia di persone, quindi chiunque sarebbe potuto entrare. La presenza di un feto in quell’area, come ha confermato il responsabile della struttura, è assolutamente ingiustificata. Il rettore Marcello Fontanesi ha assicurato: «Istituiremo una commissione di inchiesta all’interno dell’università in collaborazione con il Comitato Etico. Se qualcuno all’interno dell’università risulterà responsabile non metterà più piede in questo ateneo». Gli inquirenti hanno chiesto di visionare le riprese delle telecamere esterne. Il feto è stato messo a disposizione dell’autorità giudiziaria ed è stato portato all’istituto di medicina legale di piazzale Gorini.
IL DOCENTE – «Sono tranquillo ma anche profondamente amareggiato per questo evento macabro. E sto tornando a Milano per presentare subito un esposto contro ignoti: il freezer in cui è stato trovato il feto appartiene al mio gruppo, ma è in un corridoio di un’area pubblica», ha riferito il responsabile del laboratorio, lo scienziato Angelo Vescovi. «Stamattina mi hanno chiamato dal laboratorio: avevano trovato in un freezer una scatola di polistirolo, si sono insospettiti, l’hanno aperta e hanno trovato un feto dell’età apparente di 4-5 mesi. All’inizio ho chiesto anche di verificare che fosse umano: non c’erano dubbi».
RICERCA SULLA SLA – «Noi per la nostra ricerca sulla Sla – ha spiegato lo scienziato – usiamo biopsie da feti abortiti, impiegando però solo parti e mai ci arrivano corpi interi. Chi ha lasciato la scatola non conosce né i nostri scopi, né la nostra ricerca: un esemplare conservato così come mi hanno detto questa mattina, per il nostro studio poi non serve a nulla. Temo non sia un caso – aggiunge – che questo ritrovamento coincida con un trapianto di uno dei malati di Sla del primo gruppo».
IPOTESI SABOTAGGIO – Lo studioso pensa a un tentativo di «sabotaggio» della sua ricerca, un progetto tutto italiano che prevede l’innesto di cellule staminali cerebrali, prelevate da feti morti per cause naturali, nel midollo spinale di 18 malati di sclerosi laterale amiotrofica. «Lo studio è in corso, venerdì trapiantiamo l’ultimo paziente del primo gruppo e non sono mancate le polemiche. Già qualche anno fa – ricorda Vescovi – sempre alla Bicocca abbiamo subito un primo sabotaggio: una tanica di azoto liquido, chiusa con un lucchetto, è stata aperta distruggendo sette anni di lavoro. In precedenza al San Raffaele c’era stato un altro sospetto sabotaggio. Sono episodi che mi lasciano una profonda amarezza: la nostra sperimentazione è autorizzata e condotta con ogni attenzione e cautela, e per i malati si tratta di una speranza importante. Queste son cose che mi fanno pensare di andare via dall’Italia», confida.
fonte: corriere.it