Il 30 settembre il ‘golden boy’ a San Giovanni Rotondo
Sarà presentato venerdì 30 settembre presso l’auditorium del Centro di spiritualità Padre Pio (ore 19.00) il libro “Gianni Rivera – autobiografia di un campione”. Un incontro organizzato dal Comune di San Giovanni Rotondo e dall’ASD Foresta Umbra Sport.
All’evento parteciperà lo stesso Gianni Rivera, il ‘golden boy’ del calcio italiano, primo giocatore azzurro ad aver vinto il Pallone d’Oro.
Oltre 500 pagine di emozioni. Dall’Alessandria al Milan, le olimpiadi, il Pallone d’oro, i campionati mondiali, la famiglia, fino ad arrivare ad oggi. Immagini, racconti, articoli di giornale, emozioni di uno dei più grandi campioni della storia del calcio italiano.
BIOGRAFIA
Gianni Rivera è nato il 18 agosto del 1943 ad Alessandria ed è entrato nella storia come il primo italiano a conquistare il prestigioso Pallone d’Oro.
Nel 1959, ad appena 16 anni, esordisce in serie A con l’Alessandria, la squadra della sua città, ed è subito battezzato il golden boy del calcio italiano. Nella massima serie del calcio italiano, colleziona ben 527 presenze con 128 reti. Rivera ha classe da vendere, è il classico numero 10: agilità, velocità, un tiro preciso, doti che lo accompagnano per tutta la sua carriera agonistica.
Il Milan, nel 1960, lo ingaggia e lo fa subito giocare in prima squadra; con i rossoneri vince tantissimo nelle 16 stagioni che lo vedono grande protagonista. Nel 1962, vince il suo primo scudetto, che dà la possibilità al Milan di disputare la Coppa dei Campioni l’anno successivo.
Il golden boy è dotato di una rara abilità e di un’unica fantasia creativa, qualità che crescono con l’esperienza milanista, ma che fanno crescere, e non di poco, anche il club rossonero.
Nel 1963, il Milan gioca a Wembley la finale di Coppa Campioni contro il Benefica di Eusebio, ma, nonostante il vantaggio dei portoghesi, il capoluogo lombardo può festeggiare la vittoria del prestigioso trofeo per 2 a1. Nel 1967, arriva il successo in Coppa Italia, trofeo che viene conquistato per altre 3 volte, nel 72/73/77. Questo successo porta il Milan a disputare un altro torneo europeo, la Coppa delle Coppe. Nel 1968, è un Rivera pigliatutto, tra club e nazionale. Scudetto prima, Coppa delle Coppe poi. Finale vinta a Rotterdam contro i tedeschi dell’Amburgo per 2 a 0. Con la nazionale italiana, vince a Roma il Campionato Europeo, in finale è la Jugoslavia a cadere. In nazionale, la carriera di Rivera non è sfolgorante come nel club: lo si ricorda principalmente per la famosa staffetta con Mazzola (madre di tutti i dualismi in maglia azzurra) durante i mondiali messicani del 1970. Con la maglia azzurra gioca 70 incontri segnando 14 gol.
I suoi 6 minuti in finale, contro il Brasile, restano i più controversi della storia del calcio azzurro e, a tutt’oggi, molti non si spiegano perché il CT Valcareggi aspettò così tanto a gettare nella mischia il giocatore dal talento più cristallino della nostra nazionale.
Il 1969 è forse l’anno più importante nella carriera di Gianni Rivera. Con il Milan conquista per la seconda volta la Coppa Campioni, battendo a Madrid l’Ajax con un secco 4 a 1. C’è poi il successo mondiale per club, con la Coppa Intercontinentale, ai danni dell’Estudiantes. Ma il successo più importante per il campione piemontese è stato quello di vedersi assegnare il Pallone d’oro; la rivista France Football, che assegna il trofeo, motiva così la vittoria del golden boy: “In un calcio arido, cattivo, con troppi dubbi di doping e premi elevati, Rivera è il solo a dare un senso di poesia a questo sport”. Nel 1973, a Salonicco, è vincitore con il Milan di un’altra Coppa delle Coppe; ad uscire sconfitto è il Leeds United, per 1 a 0. Nello stesso anno, vince il titolo di capocannoniere del campionato italiano. Il 1979 è l’anno del suo ultimo trionfo sportivo: vince il campionato con la squadra che ha tanto amato e che tanto lo ha visto protagonista.
Dopo 19 anni, decide di lasciare il calcio giocato. Soltanto Franco Baresi saprà, in futuro, farsi amare ed identificare con la squadra milanese al pari di Rivera. Gianni Rivera è stato uno di quei pochi giocatori che hanno avuto in dono dalla natura quella grazia, quella tecnica e la visione di gioco che su un campo di calcio distinguono un buon giocatore da un vero fuoriclasse.
Attaccate le scarpette al chiodo, Rivera ha dimostrato di avere visione di gioco anche nella vita: vicepresidente del Milan fino al 1986, dal 1987 si è dato alla politica, fino a diventare sottosegretario nel governo Prodi del 1996.