106 anni fa l’arrivo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo
Dopo due anni di stop dovuti alla pandemia Covid 19 tornano le celebrazioni per la Giornata del Ringraziamento, in ricordo della venuta di Padre Pio nella nostra città il 28 luglio 1916.
Quella sera di 106 anni fa, accadde un fatto straordinario che cambiò per sempre il destino di San Giovanni Rotondo. Nel piccolo e rustico eremo di Santa Maria delle Grazie, giunse un umile fraticello: Padre Pio da Pietrelcina.
Una ricorrenza che quest’anno assume ancor più significato in quanto ricade nel ventennale della sua canonizzazione.
Il programma della Giornata del Ringraziamento di giovedì prossimo prevede alle ore 20.15 il raduno in Largo 28 Luglio con la distribuzione delle fiaccole seguito dai saluti istituzionali da parte del Sindaco Michele Crisetti, e delle altre autorità civili e religiose; successivamente partenza della consueta fiaccolata che terminerà sul piazzale di S.Maria delle Grazie dove ci sarà un momento di raccoglimento collettivo. Quindi è previsto un momento di preghiera nella Chiesa inferiore intitolata al Santo, dinanzi all’insigne reliquia del suo corpo.
Il 28 luglio 2017, a conclusione dell’Anno giubilare, indetto per celebrare il primo centenario dell’arrivo di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, è stato piantato e benedetto un albero al centro del largo situato fra corso Umberto I e piazza Europa, che dallo stesso giorno è stato denominato “Largo 28 luglio 1916”. Sotto l’albero sono stati allestiti dei sedili in pietra, per consentire la sosta e favorire la memoria dell’evento che ha cambiato il corso della storia della comunità locale.
Tale iniziativa vuole mantenere viva la memoria dell’esperienza spirituale vissuta dalla sangiovannese Lucia Fiorentino, la quale in una «visione immaginaria», riportata nei cenni autobiografici del 1929, scrive: «Vidi nella visione un albero di smisurata grandezza nell’atrio del nostro convento dei cappuccini e sentii una voce che mi diceva: “Questo è il simbolo di un’anima che ora è lontana e verrà qui; farà tanto bene in questo paese… Sarà forte e ben radicata come quest’albero e tutte le anime che verranno – sia di qui come da lontano – se si rifugeranno all’ombra di quest’albero, saranno liberate dal male (ossia chi verrà da questo degno sacerdote per averne lume e trovare perdono e rimedio alle proprie colpe). Se si umilieranno, da questo degno sacerdote riceveranno consigli e frutti di vita eterna. E guai a coloro che disprezzeranno i suoi consigli, il suo modo di agire, il Signore li punirà severamente in questa e nell’altra vita. La sua missione si estenderà da per tutto il mondo e molti verranno a rifugiarsi all’ombra di questo mistico albero per avere frutti di grazia e di perdono» (Epistolario III, p. 470). Al momento della “visione” Lucia Fiorentino, non conoscendo Padre Pio, associò l’immagine dell’albero ad un bravo sacerdote di San Giovanni Rotondo, che era fuori residenza (ivi, p. 471). Successivamente, nel 1923, con una «locuzione» interiore, le fu rivelato che l’albero piantato nel convento simboleggiava Padre Pio: «Gesù mi diceva: “Ti ricordi di quanto ti ho manifestato nel 1906, mentre eri inferma?”: “Sì, mi ricordo”. Gesù mi aveva detto, sempre in locuzione: “verrà da lungi un sacerdote, simboleggiato in un grande albero, che si doveva piantare in convento”. Albero così grande e ben radicato doveva coprire con la sua ombra tutto il mondo. Chi, avendo fede, si sarebbe rifugiato sotto quest’albero, così bello e ricco di foglie, avrebbe avuto la vera salvezza; al contrario, chi avrebbe disprezzato e deriso quest’albero, Gesù minacciava di castighi. E così ora mi spiega che l’albero è Padre Pio, che venuto da lontano è radicato al convento per volontà di Dio, e a rifugiarsi sotto sono quelle anime, da lui guidate che ubbidiscono con fede ed andranno avanti; mentre quelle che lo disprezzano, lo deridono e lo calunniano saranno da Dio castigate» (ibidem). Tra l’altro, Lucia Fiorentino conobbe Padre Pio proprio alla fine di luglio del 1916 e divenne una delle sue prime figlie spirituali (cfr. ivi, pp. 471, 472).Nell’estate del 1916 Padre Pio si trovava nel convento di Sant’Anna, a Foggia, dove soffriva moltissimo il caldo afoso. Se ne accorse padre Paolino da Casacalenda, guardiano a San Giovanni Rotondo, che si trovava nel capoluogo per predicare la novena in onore di sant’Anna. Vedendolo in quelle condizioni, lo invitò a passare qualche giorno nel suo convento, offrendosi di accompagnarlo personalmente «sia nell’andare come nel ritorno». Ottenuta la benedizione del suo guardiano, padre Nazzareno d’Arpaise, che si impegnò ad informare il provinciale (padre Benedetto da San Marco in Lamis), il Cappuccino sofferente partì con padre Paolino. I due giunsero a San Giovanni Rotondo la sera del 28 luglio 1916. Quei pochi giorni alle falde del Gargano apportarono un «grande sollievo» a Padre Pio. Trascorsa una settimana, però, il religioso pietrelcinese rientrò a Foggia. Non se la sentì di restare di più, perché «la gita» presso il vicino convento era stata fatta senza la benedizione del provinciale.
A Foggia, però, pativa di nuovo il caldo e, il 13 agosto, scrisse personalmente a padre Benedetto per chiedere di «passare un po’ di tempo» a San Giovanni Rotondo, comunicandogli che Gesù «gli assicura» che lì sarebbe stato meglio. La risposta, affermativa, arrivò il 17 agosto. Così Padre Pio tornò «provvisoriamente» a San Giovanni Rotondo il 4 settembre, in attesa di una visita del ministro provinciale, preannunciata per fine mese, durante la quale si doveva decidere la sua definitiva destinazione. Padre Benedetto, che giunse a metà ottobre, si dichiarò disponibile a lasciarlo in quel luogo salubre. Era preoccupato solo per i ragazzi del seminario. Temeva che potessero essere contagiati dall’inspiegabile malattia polmonare che tormentava da anni il giovane frate originario di Pietrelcina. Lo tranquillizzò lo stesso confratello ammalato, garantendo che i suoi disturbi erano «soltanto per sé e non per gli altri». Padre Benedetto si convinse e lo lasciò a San Giovanni Rotondo, affidandogli subito la direzione spirituale dei collegiali e, più tardi, la direzione completa del seminario serafico.