Caro docente,
con la presente intendo sollecitare tutti, compreso la mia persona, a celebrare degnamente la giornata mondiale contro il razzismo che ricorre il prossimo 21 marzo. Lo dobbiamo in quanto tutti siamo, a vario titolo e in contesti diversi, educatori della nostra comunità territoriale.
Sui banchi di scuola italiana si vedono oltre 200 nazionalità diverse e a San Giovanni Rotondo ne contiamo 50 (di cui 12 appartenenti alla Comunità Europea); qui imparano a leggere e scrivere, ma anche a conoscersi e a rispettarsi, nel dialogo e nello scambio reciproco abbattendo pregiudizi e paure: la scuola è palestra di convivenza, forma i cittadini di domani e dà “gambe” alla democrazia del paese.
Le identità sono una ricchezza, talenti da “trafficare” non da nascondere o sotterrare! “La conoscenza delle altre culture, compiuta con il dovuto senso critico e con solidi punti di riferimento etico, conduce a una maggiore consapevolezza dei valori e dei limiti insiti nella propria e rivela, al tempo stesso, l’esistenza di una eredità comune a tutto il genere umano” (Giovanni Paolo II).
E’ vero, il fenomeno migratorio, pur essendo antico quanto la storia, non aveva mai assunto un rilievo così grande, per consistenza e complessità di problematiche come al giorno di oggi; ci ha colti impreparati, non siamo attrezzati ad affrontarlo e ci “difendiamo” con il “tanto peggio, tanto meglio, con l’italica furbizia per lucrare qualcosa non importa a che prezzo”. La politica, lungi dall’essere la più nobile delle arti praticata dagli uomini migliori, si è trasformata nell’arte di seminare zizzania e i cittadini, come i capponi di Renzo di manzoniana memoria, si beccano fra di loro prima di una misera fine.
Dobbiamo invitare i nostri giovani a prendere le distanze sia da coloro che affrontano il problema dell’immigrazione con le “armi” volte a sbarrare il passo allo straniero, sia da coloro che vedono il problema con superficialità e buonismo.
Dobbiamo educarci alla presenza degli stranieri come un dato di realtà con il quale dobbiamo fare i conti per trovare una soluzione, un progetto che non leda i diritti di ciascuno e non risparmi i doveri ad alcuno. Non serve nascondere la testa nella sabbia o girarsi dall’altra parte. L’immigrazione non è una scelta; la società multietnica è già nelle cose, non si può scegliere. Accade. E’ una situazione configurata e irreversibile, non la si può arrestare; per governarla, senza subirne contraccolpi, va affrontata con l’atteggiamento positivo e costruttivo proprio di chi vede le differenze interculturali non tanto come barriere da abbattere quanto come opportunità di crescita globale.
Il Sindaco
Luigi Pompilio