“Stamani, finalmente, ho eseguito
di Tonia Siena
Vi siete mai chiesti cosa prova il cervello, l’anima, la psiche, il corpo di fronte alla constatazione di essere affetti da un cancro?
Io dovrei sapere come rispondere a questa domanda, ma non lo posso tradurre in parole. Forti, violenti, sconvolgenti, sono le emozioni e i sentimenti che attorcigliano la persona; le espressioni non bastano a rendere il ciclone nel quale si è coinvolti.
Stamani, finalmente, ho eseguito
Mi sono recata al poliambulatorio del suddetto ospedale e come in un sogno mi ripetevo che i viaggi della speranza per me, per gli altri malati oncoematologici della mia regione e di quelle limitrofe sono terminati.
Accompagnata dai componenti del gruppo di volontariato di donne colpite di cancro al seno: “
Oggi, sono stata la prima persona, di una lunghissima lista di attesa, ad eseguire la pet. Ho suggellato la volontà di riqualificare la sanità della nostra Puglia e quindi del mezzogiorno d’Italia, che non è più un miraggio per noi bisognosi, ma comincia ad essere realtà, come lo stesso assessore regionale alla sanità, Alberto Tedesco, ha ribadito, in un incontro-dibattito tenuto alcune sere fa, in piazza municipio di San Giovanni Rotondo, sul medesimo tema. Siamo, oggigiorno, dilaniati dal cosiddetto male del secolo, piaga sociale che mette in ginocchio un sempre più elevato numero di vite umane. Presi dal frenetico mondo odierno non ci accorgiamo che si sta diffondendo a macchia d’olio e quando ci fermiamo, per guardare quello che accade in corsie di ospedali di reparti oncoematologici, o in day hospital, siamo colti da crisi di angoscia logoranti.
Ma nonostante ciò coloro che dedicano la vita a curare gli ammalati, a portare avanti con tenacia la ricerca, e coloro i quali ci rappresentano politicamente, non si fermano al senso di sgomento, ma vanno avanti per darci speranze, che ogni giorno si concretizzano sempre più in vere opportunità di maggiore sopravvivenza rispetto al passato. Veri passi da gigante sono stati fatti al fine di debellare questa bestia che si chiama CANCRO.
Cari lettori, che avete avuto modo di conoscere il mio vissuto e il mio scritto, avvertite che il mio tono è diverso? Si, è diverso!
Sono straziata dal dolore che sento dentro al cuore e che non so esternare ancora. E’ come un fuoco sotto la cenere che brucia, cuoce, ma che cerco con tutte le mie forze di tenerlo, per quanto mi è possibile, sopito in un’apparente quiete.
Quando ho concluso l’esame e mi sono rivestita, vedevo dai piccoli riquadri di vetro, di porte pesanti ben attrezzate per non far passare la radioattività all’esterno del centro pet, l’entusiasmo di quanti, da fuori mi sorridevano. Amici di sventura? Fratelli di dolore? Soldati della stessa guerra? Siamo un tutt’uno, ci basta guardarci e gli occhi trasmettono vissuti intimi e preziosi che immediatamente danno cittadinanza e appartenenza e quando le forze vengono meno, scorrono nel ricordo tutti quei volti e ti dici:” CE
E’ questo pensiero che evita il divampare della rabbia e la disperazione che mi attanagliano l’anima da oggi pomeriggio alle 15.00, quando la mia personale oncologa, di cui sopra, mi ha telefonato per dirmi che la pet è positiva. Ritornando alla domanda iniziale di queste mie riflessioni: cosa è balenato in me, cosa ha attraversato il mio corpo, quanto avrei voluto gridare e disperarmi dopo lo choc dovuto alla notizia?
E’ dura, è veramente molto dura! Intrappolata dal dolore, non vedevo che me, i miei progetti ancora una volta in frantumi, la mia vita sconvolta nuovamente, la paura della ipotetica morte e del fallimento, il terrore del dolore fisico da sopportare e la conoscenza delle cure che mi aspettano. Mi basta guardare il mio corpo per ricordare quanto esse siano invasive e demolitive. Eppure dovrei essere abituata, è la terza volta che la mia pelle vive questi brividi da incubo!
Nel dicembre 2001, la diagnosi di carcinoma alla mammella, con consequenziale mastectomia e chemio. Nel gennaio 2006, quando mi stavo cominciando a rilassare, passati quasi 5 anni, la metastasi retrosternale con consequenziale chemio, intervento chirurgico e radioterapia. Ho creduto, ancora una volta, di potercela fare. Quella di stamattina era solo un pet-tac di controllo, e invece, la notizia. Si ricomincia di nuovo. La disperazione come in una morsa, lacera. Poi, il ricordo di tutti coloro che mi aspettavano fuori per dimostrarmi amore gratuito e disinteressato e il pensiero che insieme stiamo combattendo, ha sollevato una voce nel profondo del mio cuore:” Non posso mollare! Lo devo a loro, devo trainarli verso la luce della forza, della speranza, della lotta. Ce la faremo!”
Ora, invece, mi rivolgo nuovamente a tutti coloro che mi hanno fatto l’impagabile e incommensurabile REGALO di eseguire la pet nell’ospedale dove sono in cura, nella mia casa, si.., la mia casa! Il tempo passato, da noi malati oncoematologici in ospedale, è così tanto da trasformarlo in casa nostra, dove troviamo una metaforica mamma accogliente che ci presta cure, per noi vitali!
GRAZIE a tutti, per non avermi fatto vivere tutto questo nell’anonimato di un ospedale diverso da quello che mi cura, di non avermi più sottoposto a viaggi stressanti che mi facevano tornare dopo giorni, a causa dell’attesa del referto, come chi riporta a casa le sue stanche e provate membra, che bloccate su un sedile per ore, hanno subito un viaggio con il cuore in solitudine e gli occhi fissi nel vuoto al di la del finestrino di un odiato treno che sembra non arrivi mai a destinazione. Oggi, grazie a voi tutti, ho potuto vivere questo inferno, confortata e circondata di affetto.
Mi licenzio col dire che ho messo a nudo la mia anima perché ho voluto dare voce alle centinaia di malati che conosco personalmente, ma che non hanno la forza per gridare aiuto. Soccombono schiacciati dalla mestizia della morbosità fisica che si riversa nel cuore e nella psiche. Ho voluto mettere a servizio la mia penna per gridare aiuto e compagnia anche per loro. Sono tanti coloro i quali osservo e che parlano con la sola espressione.
Non ci abbandonate. Non abbiate paura di starci vicino. Non siamo contagiosi. Aiutateci, aiutateci! Teneteci la mano. Aiutateci a trapassare questa vita, se proprio saremo arrivati a capolinea, con le vostre mani nelle nostre. Aiutateci a creare associazioni di volontariato che allievino i nostri dolori, distraendoci anche solo con delle barzellette, o partite a carte, passeggiate. Dateci psiconcologici, forniteci di assistenti sociali che ci sorreggano, durante le promiscue attese di ore per fare le chemioterapie, abbandonati come in un lazzaretto al nostro destino. Dateci maggiore personale medico e paramedico, che meglio e con maggiore rilassatezza e tempo possa rispondere alle nostre esigenze.
Non ci fate più sentire soli schiacciati da un vile destino. Aiutateci a comprendere che la vita, o breve o lunga è stupenda, meravigliosa e che ogni giorno può essere grande. Venite da noi a restituire vita alla vita. La malattia ci rende impotenti e ripiegati su noi stessi. Moriamo dentro quando ancora potremmo sorridere e esplodere di grinta, nonostante il dolore fisico e l’abbattimento delle cure. Rispondete al nostro appello e insieme, mano nella mano, percorriamo l’amore della fratellanza, sconfiggendo il muro dell’indifferenza e del silenzio dovuto alla paura di essere inadeguati a starci vicino.
Un grazie e un abbraccio particolare a tutti coloro che, pur non conoscendomi, hanno espresso solidarietà, da tutte le città della Puglia.
Infine non dimenticate, lettori, che sono stata tramite di tanti che mi definiscono guerriera e che mi hanno chiesto di dare voce ai loro bisogni.
San Giovanni Rotondo, 30 luglio 2007
Antonia Siena