Quando azioni mediocri vanificano lavoro ed impegno
Incredulità e stupore. Sono queste le sensazioni che pubblico, giocatori, e dirigenti hanno avuto nel momento in cui il signor Pansini di Bari, arbitro incaricato a dirigere l’incontro di calcio di seconda categoria Sant’Onofrio-Ordona, ha interrotto la gara al 25’ del secondo tempo.
Il modo più amaro per porre fine ad un incontro che fino a quel punto aveva messo in mostra, da un lato il gioco di due squadre ben messe in campo, e soprattutto corrette, che per 70 minuti hanno mostrato giocate alla pari, e dall’altro, ma in negativo, il protagonismo di un arbitraggio che definire insufficiente è dire poco. Due evidenti errori arbitrali, o meglio due reti annullate ai padroni di casa, hanno di fatto scatenato le proteste di alcuni dirigenti del Sant’Onofrio seguiti dal ridotto numero di spettatori presenti a ridosso di quella parte di campo; una reazione che si potrebbe definire “normale”, così come accade ovunque, in ogni campo ed in ogni categoria, ma che a San Giovanni, invece, come non accade da nessuna parte, ha decretato la fine della gara.
Ora i fatti, purtroppo, parleranno chiaro: perdita della gara con tutte le ulteriori aggravanti e penalizzazioni per la società del Sant’Onofrio. Ciò che farà fede, ancora un purtroppo, è la sola versione che il signor Pansini dichiarerà nel suo referto, ossia, come ha riferito lui stesso al presidente del Sant’Onofrio, Antonio Cappucci, di «esser stato colpito da un sasso e da una pallonata al volto».
In ordine al sasso, a parte la difficoltà a poterne trovare qualcuno in quella parte di tribuna di solo cemento, sarebbe stato opportuno per l’arbitro, per sostenere con prove la sua tesi, perlomeno raccoglierlo, il «sasso», e consegnarlo ai carabinieri chiamati a verbalizzare l’accaduto. Per la «pallonata al volto», visto che in campo vi erano solo giocatori e dirigenti, una semplice espulsione avrebbe meritatamente punito, a norma di regolamento, l’autore del gesto.
Da qualcuno si potrà essere tacciati di ingenuità ma è preferibile non pensare e parlare di “combine”, questo perché farebbe crollare un ideale di calcio non più credibile ed annullare tutto quel lavoro che tante società serie ed oneste come il Sant’Onofrio quotidianamente riversano con passione ed impegno.
Al di là, comunque, delle scontate evoluzioni che questa vicenda avrà, forse è il caso che federazione, associazione arbitri e società di calcio ripensino alla gestione ed organizzazione dei campionati dilettantistici con strumenti e professionalità che possano dare le giuste garanzie per non vanificare gli sforzi ed i sacrifici economici delle società.
g.p.