LibriAmo a cura di Renata Grifa
… la brocca è ancora quella degli anni di matrimonio con Paolo.
Sulla parete, un crocifisso di corallo. Sul bordo del letto, uno scialle: un altro dei ricordi d’infanzia di Vincenzo.“Ce l’avete ancora?” esclama lui prendendolo in mano. È più piccolo e molto più liso di quanto ricordasse.
“Di certe cose, non sono riuscita a privarmene, nonostante i soldi che tu e…tuo zio avete portato a questa casa. Quando si diventa vecchi, si vuole rallentare il tempo, ma il tempo non si ferma. E allora ti tieni stretta le cose. Se loro ci sono, tu ci sei ancora. Non la vedi, non la vuoi vedere, la vita che sgocciola via.”
Giuseppina si siede sulla sponda del letto “noi li chiamiamo ricordi, ma siamo bugiardi” continua con un filo di voce. “Cose come questo scialle o il tuo anello sono ancore per una vita che se ne va”.
Stefania Auci
E tanto basterebbe per descrivere un libro che è un autentico esempio di quel che può essere consegnato alla grandezza della letteratura.
Venticinque ristampe, acquistato in Germania, Spagna, Olanda e Stati Uniti, da più di un anno è ancora in testa alle classifiche dei libri più venduti.
I leoni di Sicilia, sottotitolo La saga dei Florio è uno di quei romanzi che si aspettavano da tempo, è un romanzo imponente, che dal nulla regala una storia maestosa.
Stafania Auci, nata a Trapani ma palermitana di adozione, ripercorre la storia che ha visto nascere Casa Florio attraverso le vicende romanzate di due generazioni, fissando il punto di partenza al 1799, quando tutto ebbe inizio, quando i fratelli Paolo e Ignazio dalla sperduta Bagnara Calabra, dove lavorano come commercianti di spezie, decidono di fare il grande salto e trasferirsi nella “moderna” e caotica Palermo, una città che nonostante le promesse di ricchezza si rivelerà ostile verso quello straniero così difficile da accettare.
Non se lo spiegano, si dice, osservandoli con la coda dell’occhio. Non riescono a capire come sia arrivato fin qui. Ma come possono capirlo? Sono aristocratici, loro. Hanno alle spalle secoli di privilegi. Nobili di sangue che non disdegnano di mescolarsi a chi ha fatto i soldi, come me; che provano a buttarsi nel commercio. Ma a guardarmi in maniera diversa non ce la fanno. Non lo sanno che non c’è un solo momento in cui io ho smesso di pensare al mio lavoro, al mare, alle navi, ai tonni, al sommacco, allo zolfo, alla seta, alle spezie. A Casa Florio
Una storia che ripercorre non solo le vicende familiari dei Florio ma ha la grande maestria di ricostruire un contesto storico impeccabile, Palermo è viva tra queste pagine, Palermo ci parla, spesso in dialetto, Palermo siamo noi che affacciati ad una finestra osserviamo con stupore e ammirazione l’ascesa di una famiglia che altro non ha dalla sua che quella voglia di riscatto che segnerà nel bene e nel male la loro esistenza. Uomini straordinari i Florio, affiancati da donne altrettanto forti, senza le quali i successi non avrebbero avuto lo stesso valore. Successi impensabili e allo stesso tempo causa di invidia e vendetta da parte di quella borghesia palermitana per cui i Florio saranno sempre “gli stranieri” il cui “sangue puzza di sudore”.
Per quanto potesse amarla e considerarsi suo figlio, Palermo lo trattava da estraneo. Lui aveva provato a farsi accettare, l’aveva corteggiata con la ricchezza, aveva dato lavoro, aveva portato benessere. Forse era questo che non gli si perdonava: il lavoro. Il potere. Gli occhi aperti sul mondo quando invece Palermo gli occhi li teneva ben chiusi