di Berto Dragano
Sembra di vivere in un paese tranquillo, ma quando meno te lo aspetti, tanti nei che non consideravi, emergono fino a renderti conto che la cronaca, la violenza che siamo abituati a vedere attraverso la tv, può scoppiarci dentro casa, sporcare le facciate serene delle nostre abitazioni di fumo bruciato, trasformando il tutto in paura.
Le proteste degli immigrati, gli incendi di auto, spaccio di droga, le bombe carte sui cantieri edili sono reati che in questi mesi hanno disfatto e preoccupato la città. Si è arrivati persino a minare, deturpare, minacciare la cultura di una piazza, di un popolo, per soddisfare il semplice atto fisiologico umano di fare la pipì.
Disegni, linee che si preoccupano di evidenziare e soffermare la storia di una piazza per poi distrarsi con lo scarabocchio di un bagno che fa rimanere esterrefatti.
Oramai è certo che il nostro caro paese vive una forte crisi economica e politica in cui l’elemento economico, quello politico e culturale si sovrappongono e si investono reciprocamente creando il nulla.
I sintomi del nulla sono nell’aria.
Si respira nelle vie della nostra città una politica socio economica sterile. La politica culturale si è abbassata di livello al punto tale da sembrare di vivere in una sorta di dietro le quinte dei programmi mediaset: attori, cantanti e ballerine di fine stagione televisive animano il santo di turno.
L’unico punto di sfogo sono le fantomatiche “notti bianche” che attraverso artisti di fine carriera tentano di animare il malato in fin di vita.
La politica nuova si è rivelata deludente e priva di ogni stimolo alla città che sembra essere destinata ad un eterna vita di imbarazzo politico-sociale.
La condizione che stiamo vivendo è l’inesistenza di un progetto condiviso da esperti che lavorino con una regia molto attenta alla Cultura.
Per poter amministrare una città, bisogna aver ben chiaro il concetto di ciò che si amministra. La civica non è un azienda da cui bisogna spremere gli utili, una comunità cittadina è una comunione di persone che vivono, lavorano nell’ambito dello stesso territorio.
Ognuno deve trovare la realizzazione dei propri interessi non solo economici, deve vivere, in questo territorio, una vita appagante al di là della propria vita familiare, deve trovare servizi, strutture ed iniziative che lo aiutino a realizzare se stesso come individuo.
I nostri amministratori sono invece convinti di amministrare la città come un’azienda vinicola, spremendo gli acini fino all’ultima goccia.
L’unico impegno è quello di creare parcheggi a pagamento, in cambio di cosa?
Nessuna iniziativa viene programmata per rendere più piacevole il soggiorno dei turisti, vacanzieri vagabondi che si aggirano spaesati fra chiese e centro storico, senza il supporto di guide, abbandonati a se stessi, senza confronto culturale.
In cambio fioriscono associazioni private che, a proprie spese, organizzano seminari, manifestazioni, sostituendo la struttura pubblica e colmare la voglia di migliorarsi attraverso la cultura di cui ogni cittadino sente il bisogno.
Penso che la gente sia sempre più distratta o fa di tutto per esserlo.
La grave crisi, che attraversa oggi la politica, fa cogliere un diffuso senso di sfiducia nelle persone, le quali pensano che non ci sia nulla più da fare per cambiare. Il rifiuto del “politico” postula la necessità di offrire una speranza e che vale la pena ancora di lottare per il cambiamento.
Compito principale di una politica culturale è la riorganizzazione della nostra esistenza e di tutta una serie di momenti culturali, la necessità di sradicare vecchie abitudini ed introdurne di nuove.
Dobbiamo impegnarci con coraggio, non rassegnarci alla paura. Dobbiamo decidere se vogliamo provare a domare le stelle, puntando in alto. O se ci accontentiamo di vivere impigriti, facendo a botte con il nulla.