La storia del nostro amico Jacintone e del suo amore verso i bambini della pediatria
Il nostro portale si è occupato sempre con grande attenzione delle iniziative di Saverio Dragano, alias ‘Jacintone’ per gli amici. Fanoja del sorriso, raccolta ferro per la Pediatria, e tante altre iniziative in favore dei piccoli degenti della Casa Sollievo della Sofferenza.
Molti negli anni si sono chiesti: perché Saverio fa tutto questo? Lo fa per spirito di solidarietà o per farsi pubblicità, diceva maliziosamente qualcuno.
Conosciamo il cuore grande di Saverio, omone grande e grosso ma che non farebbe male ad una mosca.
Su facebook questa mattina è stato lui stesso a vuotare per così dire il sacco e raccontare la sua verità e i motivi di quell’amore viscerale verso Padre Pio e i bambini meno fortunati.
“Come promesso vi svelo il mio segreto, dopo quasi 20 anni! – esordisce Saverio nel suo lungo post -. Tutti mi chiedono come mai tutto questo accanimento di prestazioni e donazioni verso la pediatria oncologica? Nel lontano 1995 ero ricoverato in medicina per dei problemi di salute, nella mia stanza c’era un signore, ricoverato a causa di un brutto male. Si chiamava Vincenzo de Bellis. Io essendo molto giovane mi presi cura di lui Sono stato ricoverato circa un mese, un giorno arrivarono le mie dimissioni e lui rimase ancora li. Ci salutammo e tornai a casa!! Dopo una settimana sognai Vincenzo e nel sogno gli dissi: “Vincenzo quando vorrei incontrarti di nuovo per mangiare i mandarini insieme”. A quel punto apparse lateralmente il saio e la figura del viso di Padre Pio che mi disse guardandomi “lo incontrerai, lo incontrerai”.
Il racconto di Saverio prosegue: “La mattina andai a lavorare presso il mio soccorso stradale. Lavorando dentro una macchina, improvvisamente questa prese fuoco ed io rimasi intrappolato dentro avvolto nelle fiamme. Mi ricoveravano d’urgenza e mi “mummiarono” (lo ricoprirono di bende). Avevo solamente dei piccoli spacchi agli occhi e uno alla bocca per bere e nutrirmi. Per farmi riconoscere a parenti e amici che incontravo nei corridoi andavo in giro con la carta di identità nella vestaglia. Quello stesso giorno ricoveravano Vincenzo de Bellis nella stessa stanza in cui fummo ricoverati assieme qualche tempo prima. Lui chiese ad un portantino di me, se mi conoscevano e se potevano riferirmi del suo ricovero. Alle 13 passa un portantino che mi riferisce che un certo Vincenzo de Bellis mi sta cercando. Scesi di corsa nella sua stanza in Medicina, mi siedo sul suo letto e lì Vincenzo mise la sua mano nella mia… dopo 10 minuti morì”.
Saverio rimase ovviamente scosso dall’accaduto: “Ogni venerdì che la dottoressa veniva a togliermi la fasciatura, diceva ‘mah’, dopo due venerdì diceva sempre ‘mah’. Allora gli dissi: “dottoressa questo mah’ cosa significa? Che devo rimanere sfigurato? Mi risponde “No, fatti la barba e vai a casa”. Uscito dall’ospedale mi recai al convento, raccontai ad un frate tutto l’accaduto dal sogno in poi. Il frate mi rispose: “In quella stanza, in quel momento su quel letto tu eri Gesù Cristo, Vincenzo è venuto a donare la sua vita a te, Padre Pio ha voluto fortemente questo!!! Ed io stupito ed incredulo dissi: “Scusate ma per incontrare un amico ci voleva tutta questa sofferenza?”. E lui disse: “Gesù per noi cosa ha fatto? Gesù quando è risorto non aveva più niente!”. Ed ecco che da allora io continuo a fare quello che Padre Pio faceva, mi sento un suo prescelto ed io continuerò a dare supporto, amore e beneficenza a tutti i malati bisognosi e in particolare ai piccoli angeli della pediatria oncologica”.
Una storia bella e struggente che merita tanto rispetto nei confronti del nostro amico Saverio, che intanto è già all’opera per la seconda edizione della “Fanoja del sorriso”.
alv