Speciale LibriAmo: omaggio a Italo Calvino a 35 anni dalla scomparsa
Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere cosi.
Italo Calvino
Cosimo di Rondò ha 12 anni, si rifiuta di mangiare la zuppa che la sua amorevole sorella gli ha preparato e con aria di sfida e ribellione verso il padre che lo costringe a mangiarla scappa via, in alto, su un albero (un elce) promettendo che “non scenderò mai più” e dando così vita al mantenimento di quella promessa e ad una storia che ha fatto di questo classico uno dei capolavori della letteratura italiana.
Cosimo si adatta a quella vita in verticale, spostandosi da un ramo all’altro e trascinandoci tra le sue avventure in cui faremo noi stessi conoscenza di personaggi quanto meno particolari come la marchesa Violante, lo zio misterioso Cavalier Avvocato Enea Silvio Carrega e creature di ogni genere, alcuni rampanti quanto lui, altri venuti di persona a vedere di quel ragazzino che non scende mai a terra.
Vedremo come nonostante il Barone viva la sua vita a penzoloni su un albero riesca comunque a condurre una vivace vita sociale, istruendosi da sé e rendendosi utile sia per scopi civili che politici.
Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino.
E per quanti lo credono pazzo, Cosimo a differenza di coloro i quali passano la vita con i piedi ben piantati a terra, conoscerà anche l’amore. Viola nonostante non riuscirà a riportarlo giù da quegli alberi sarà per lui la sola che lo aiuterà a riscoprire se stesso. lei: – Tu non credi che l’amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé… Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l’altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia… Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro, poteva dirle: – Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto… – e sarebbe stata di nuovo la felicità per lui, la felicità insieme senza ombre. Invece disse: – Non ci può essere amore se non si è se stessi con tutte le proprie forze.
È questo un classico che “non ha mai finito di dire quel che ha da dire” per dirla proprio con le parole dello stesso Calvino, un racconto che mascherato da avventura ci insegna a guardare il mondo, e quindi la vita, da prospettive diverse. Proprio come un quadro si svela solo se visto dalla giusta distanza, così questo racconto assume ogni volta un valore aggiunto: è il valore del genio, quello che solo i grandi scrittori possiedono e che ce ne hanno fatto dono regalandoci un romanzo che resta immortale.