Negli altri paesi, contrariamente all’Italia, ci si dimette quando aleggia il solo sospetto del reato
“Perchè dovrei dimettermi se tra i banchi di Camera e Senato siedono ancora personaggi come Cosentino o Dell’Utri?” Forse è così che Rosi Mauro avrebbe potuto esordire nel rassicurante salotto televisivo di Bruno Vespa. Excusatio non petita, accusatio manifesta: in un Parlamento in cui più di 80 parlamentari hanno pendenze con la giustizia, alcuni con sentenze di condanna sulle spalle (dall’associazione mafiosa alla cattiva gestione di fondi pubblici), altri in attesa di processo oppure rinviati a giudizio… “perchè dovrei fare un passo indietro e lasciare?”
La realtà è assai più banale. Mentre in qualsiasi altro Paese ci si dimette quando aleggia anche solo il sospetto di un reato, di una compromissione o di un conflitto di interessi, da noi anche di fronte alle accuse più gravi si resta saldamente incollati alle prestigiose e straremunerate poltrone magari con la speranza della prescrizione o di una nuova legge ad personam, o ad aziendam.
Articolo21 e il Popolo Viola (insieme a tanti altri sul web) hanno chiesto le dimissioni di Rosi Mauro in un appello firmato da oltre 10mila persone perché in attesa che la magistratura faccia luce sulle responsabilità civili e penali della feroce custode del “cerchio magico” (tragico) ci siamo chiesti se sia moralmente ammissibile che la figura chiave del sodalizio affaristico che coinvolge la Lega Nord possa ricoprire la seconda carica del Senato. E se ciò non si configuri come un’offesa al decoro delle istituzioni e un oltraggio nei confronti di quei cittadini onesti che in questi mesi vengono chiamati a fare sacrifici senza precedenti.
P.S. Nell’augurarci imminenti dimissioni ci auguriamo siano infondate le voci del suo avvicendamento con tale Roberto Calderoli, quello che ha fatto una legge e poi l’ha definita “porcata”, quello che ha bruciato le leggi in piazza, quello che ha esibito in tv una vignetta di Maometto creando non poche grane diplomatiche…