“I soliti ignoti!"
Affermava Luigi
Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano: «La disciplina per un partito deve essere innanzitutto auto-disciplina; ciascuno deve avere il senso
del proprio limite, la volontà di cooperazione con gli altri e le mira di
attuare il programma deliberato. Ma se si domanda un’uniformità imposta, un
conformismo servile, bisogna opporsi come cosa ripugnante ad uomini liberi,
cooperanti insieme ai fini liberamente accettati … Andiamo così a creare una
falsa democrazia nella quale il rappresentante del paese diviene strumento di
partito, la sua personalità resta annegata nel segreto del voto. La
partitocrazia è contraria alla vera democrazia perché crea centri oligarchici e
uomini indispensabili e subordina alla volontà dei direttori la responsabilità
politica dei rappresentanti della nazione».
Adattando il
pensiero di Sturzo alla nostra situazione si può dire che il ruolo del
consigliere comunale non si può ridurre alla sola disciplina di partito. Il
mandato a stare in consiglio comunale non è dato dal partito ma dagli elettori
e il consigliere deve rispondere prima di tutto ai suoi elettori e solo in un
secondo momento al partito col quale condivide i valori del suo agire politico.
Entriamo nel merito
di quanto accaduto. Quando un consigliere non si sente rispettato dal
Presidente del Consiglio perché questi viola le regole comportamentali
connaturate alla sua carica, chiosa e commenta gli interventi dei consiglieri,
non osserva il regolamento del Consiglio Comunale né lo Statuto Comunale, ha il
diritto di chiederne la revoca. Non c’è un attacco politico al partito ma solo
al consigliere in quanto tale. Pertanto non è necessario coinvolgere le
segreterie di partito ma soltanto i consiglieri che non si sentono rispettati.
Ci tengo a
precisare che la sfiducia non è un attacco personale alla persona Giuseppe
Mangiacotti ma mette in discussione il suo ruolo di presidente del Consiglio
Comunale.
«La firma del consigliere sul documento di sfiducia è
frutto di un accordo fra consiglieri comunali di opposizione» … e non potrebbe essere altro! Non è un
accordo politico né nasconde accordi sottobanco tipici di “altre” culture… che
non mi appartengono.
Premettendo che sono sceso dal carro del vincitore,
lasciando maggioranza
e Partito Democratico, alla cui vittoria
elettorale amministrativa avevo dato il mio umile contribuito insieme a tutti
gli amici del gruppo “I Talenti” e motivando tale scelta con un comunicato
al portale “sangiovannirotondonet.it” in data 01-06-2009 dal titolo “Il perchè
di una scelta”, dichiaro di condividere pienamente il giudizio negativo
circa l’operato dell’amministrazione Giuliani (altrimenti non sarei consigliere
di minoranza-opposizione dell’UDC) e pertanto sarò il primo a
firmare per lo scioglimento del Consiglio Comunale (questo sì che è un fatto
politico!) e non vedo l’ora che il coordinatore locale Giovanni Merla
«raccolga le firme».
Giovanni Pazienza, Consigliere comunale UDC