“Bisogna dire la verità ai Sangiovannesi”
Cari cittadini,
non è facile – specie quando la dialettica lascia spazio all’invettiva – spiegare le motivazioni che sono alla base del mio “prendere posizione” in Consiglio comunale che tanta discussione ha suscitato, facendo emergere perbenismi di comodo, ipocrisie “padronali” e giudizi – al limite della calunnia – immeritati verso la mia persona e la mia attività politica.
Come più volte ripetuto, non è in discussione il mio ruolo di oppositore al sindaco Luigi Pompilio e alla sua maggioranza. Per cultura, per moralità, per storia, per sensibilità, siamo diversi e resteremo tali. Il mio giudizio sull’attuale amministrazione era critico e resta fortemente critico. Pompilio ha evidenziato limiti caratteriali e amministrativi che hanno avuto conseguenze nefaste sulla gestione della nostra città. La sua azione ha svilito ogni dibattito, ogni forma di dialogo, ogni progetto di sviluppo e di progresso per San Giovanni Rotondo.
Dunque, ero, sono e sarò un oppositore della politica di Pompilio, ma ero, sono e sarò cittadino sangiovannese. E nel mio agire politico non ho mai dimenticato che l’interesse della comunità viene prima di ogni altro, anche personale, anche familiare, anche partitico.
In questo momento San Giovanni Rotondo non ha bisogno di sofisti, ma di gente che deve impegnarsi, senza compromessi, per evitare alla nostra comunità un’ennesima crisi al buio, regalando ancora una volta la città a oscurantisti e gattopardi, alimentando così trame di guicciardiana memoria.
Non voglio prendere le parti del difensore della “buona politica”, ma solo evidenziare un ragionamento.
Prendendo inizio dal fatto che non sono “organico” a questa maggioranza e che sono lontano da qualsiasi logica di spartizione, ho solo considerato e riflettuto che San Giovanni Rotondo non meritava uno scioglimento anticipato del Consiglio comunale e, in attesa di nuove elezioni, un commissariamento di quasi un anno.
Badate bene, non è in discussione la mia appartenenza ai valori e ai principi di una forza progressista e riformista. Mi sento parte di una forza politica che lavora per ottenere importanti conquiste civili, sociali, morali, culturali e democratiche sul piano dell’uguaglianza e della libertà. Sono iscritto al Partito Democratico con convinzione e non per convenienza. Ho sempre lavorato per il bene della comunità sangiovannese, senza chiedere in cambio avanzamenti di carriera, prebende o sistemazioni familiari.
Dunque, non è in discussione il mio impegno politico, ma occorre affrontare, libero da condizionamenti e cialtronerie, un dibattito più ampio e serio sul ruolo della politica a San Giovanni Rotondo.
È in discussione:
· il modo di intendere la Politica (il valore della Politica);
· il modo intendere le Istituzioni (la sacralità delle Istituzioni);
· il modo di intendere il ruolo del Consigliere comunale;
· il modo di intendere i rapporti politici (tra maggioranza ed opposizione);
· il modo di intendere i rapporti umani (il tradimento e la calunnia).
Credo che sia arrivato il momento di superare rancori, diatribe e infamanti attacchi personali. L’eccessiva litigiosità sta seppellendo ogni confronto civile. La troppa conflittualità, alimentata ad arte da qualcuno, sta distruggendo ogni dibattito politico, dove maggioranza e opposizione si confrontano non per trovare accordi sottobanco, ma per cercare soluzione condivise per il progresso della città e riscoprire così il primato della politica. Invece, litigiosità e conflittualità rendono le istituzioni deboli e poco credibili.
Da quasi vent’anni si è consolidata una diffusa rassegnazione che la malattia della conflittualità fosse cronica e che fosse inutile introdurre una terapia d’urto per bloccare il progredire del male e avviare una sorta di guarigione. Gli effetti di questa malattia sono devastanti sull’economia, sulla società, sulla comunità.
E allora sono tante le domande che cercano risposta.
Perché a San Giovanni Rotondo confiniamo tutto all’interno degli steccati dell’invidia, dello sfascio, della violenza verbale, dei veleni, della vendetta personale?
Mi chiedo ancora: è solo questione di incapacità e di inadeguatezza della classe dirigente o di ritardo culturale e di maturità politica?
Perché dobbiamo essere ogni volta profughi di una idea e partigiani di una fazione?
Come evitare che populismi o popolarismi s’impadroniscano ancora una volta del dibattito politico con la conseguente costituzione di maggioranze, più o meno solide, ma prive di ogni progetto di rilancio della città e della capacità di mettere al centro di ogni azione le istituzioni cittadine, garantendo loro rappresentanza, autorevolezza e concretezza?
In quest’ottica, ripeto a beneficio dei più duri di orecchio, che non sono un collaborazionista della giunta Pompilio, ma un “iniziatore” di una stagione della politica cittadina basata sul “bene della città”.
Per questo chiedo al mio partito di avviare un serio dibattito non sugli uomini e sulle future candidature, ma su programmi e progetti di rilancio, magari sottoscrivendo un documento da condividere con tutti i cittadini di buona volontà e disinteressati alle logiche di spartizione d’incarichi e prebende.
L’esperienza amministrativa di Pompilio ha i giorni contati, auspico che il tempo a disposizione, prima di aprire l’ennesima campagna elettorale, sia utilizzato dal Partito Democratico non per aprire una ennesima stagione di “processi”, ma per coagulare proposte e programmi, sostenendo le energie più vive e innovative.
San Giovanni Rotondo non ha bisogno di un’altra guerra di trincea, ma di un nuovo risorgimento d’ideali e di progresso civile.
Mangiacotti Giuseppe Capo Gruppo Consiliare del PD