LibriAmo a cura di Renata Grifa
Anche quando da grande diventavo il capitano di una nave,
che era il sogno numero uno della mia classifica.
Mi ero pure preparato una bella risposta,
quando qualcuno veniva da me nella sala di comando e mi chiedeva
“Ma capitano, come è possibile lei guida una nave e non sa nuotare?”
E io con un sorriso pieno e sicuro da capitano
“E perché, scusi, quelli che guidano gli aerei sanno volare?”
Sullo sfondo di quella distesa blu che “ingolla” e restituisce storie Fabio Genovesi ci regala un racconto che sa di buono, che sa di bambino, in un tempo ormai andato dove“…le storie vengono da lontano, ma respirano sott’acqua e hanno ali giganti per raggiungerti ovunque”.
È grazie alla straordinaria e malinconica potenza del ricordo che la storia del piccolo Fabio ci raggiunge e ci fa vivere un viaggio surreale e pieno di stranezze.
Fabio è un bambino di soli sei anni che vive circondato dall’amore di due genitori, di una nonna e di una decina di zii, o forse sono nonni o anche padri i cui nomi iniziano sempre per “A” e che pare si portino tutti dietro una strana maledizione: “Come è iniziata, nessuno lo sa”. Fabio è un bambino che vive felice protetto da una bolla familiare che fa di tutto per tenerlo fuori da quelli che sono gli imprevisti del mondo, fino al suo primo giorno di scuola quando “appena entrato in classe, scopro che nel mondo esistevano tanti altri bambini della mia età, e questi bimbi avevano solo tre o quattro nonni a testa. Io invece ne avevo una decina”
Fabio e il suo candore di fanciullo ci trascinano in un mondo fatto di ricordi, di domande non pronunciate, di adulti visti dal basso verso l’alto, di ingenuità e allo stesso tempo di semplicità, quella semplicità che troppo spesso perdiamo nella complicata vita dell’essere adulto.
Con Fabio entreremo nel villaggio Mancini (anche se è severamente vietato!) dove vive una famiglia (la sua) che sembra essere davvero tanto strana! Conosceremo la dolcezza di sua madre, il silenzioso amore di un padre e l’apparente brutalità di dieci uomini che sembrano aver dato di matto, ma che in fondo nascondono ognuno a modo proprio un’invisibile fragilità “ha detto zio Aldo, e con la mano mi ha fatto segno di scendere, ora vai via, su, che io devo piangere”.
La stranezza sembra essere la parola chiave di questo romanzo, o semplicemente è una storia così normale e siamo noi che non riusciamo più a guardarla con gli occhi incantati del piccolo Fabio.
Il mare dove non si tocca è un romanzo di fine bellezza. Lo stile semplice ma allo stesso tempo non banale, l’amore per le parole e la scelta di affidarle ad un bambino di soli sei anni rendono la lettura non solo piacevole ma delicata e commovente.
Un libro che ci insegna come “…la vita sia una roba troppo gigantesca per guardarla tutta intera e che va presa un pezzetto alla volta, tanti passi ognuno a caso, che diventano una fantastica direzione…” e se davvero si vuole apprezzare la bellezza delle piccole cose bisogna tuffarcisi dentro perché “…solo dove non si tocca si nuota davvero…”.