LibriAmo a cura di Renata Grifa
“Già…e cala la sera sui neri abeti di Parga”
“E sulla fredda sponda acherusia…”
“Mio dio, Michel, che sognatore inguaribile…”
[…] “Guarda che non c’è bisogno di sdrammatizzare, io sono perfettamente tranquilloe soprattutto questo è un posto come un altro: ecco laggiù c’è la rupe di Leucade da cui per secoli si precipitarono in mare vittime umane; più in là c’è Itaca patria del mito più esaltante e profondo dell’umanità intera e di fronte a noi c’è l’isola di Paxos in cui una voce misteriosa annunciò la fine del mondo antico. In questo mare ebbe inizio la guerra del Peloponneso che portò alla fine della civiltà ateniese e là, ai nostri piedi, l’Acheronte si gettava nella palude Stigia.
Hai ragione tu Norman: questo è esattamente un posto come tutti gli altri”
Valerio Massimo Manfredi
Avevamo lasciato Odysseo che poco dopo aver raggiunto le sponde della sospirata Itaca avrebbe dovuto affrontare quello che la profezia di Tiresia presagiva come il suo ultimo viaggio prima di poter “esser vinto da una serena vecchiezza”.
Ci ritroviamo invece in una rivoltosa Atene del 1973 dove il rinvenimento di un importante reperto archeologico pare raffigurare proprio tale profezia che da così inizio alla teoria che ruota intorno l’ipotesi del rito necromantico in Odissea XI.
È il 17 novembre, la notte della scoperta del professor Harvatis e la notte della rivolta del Politecnico di Atene, due fatti apparentemente slegati tra loro ma che in realtà avranno in comune molto più di quanto si possa pensare, una scoperta che porta con se morte e mistero e che vede la vita di tre giovani studenti restare indissolubilmente legata tra loro quando a distanza di dieci anni una strana scia di omicidi sembra voler riportare alla mente la terribile notte del Politecnico.
Fili di due storie diverse ben tenuti insieme da una figura misteriosa che pare essere tutti… e Nessuno.
“Che cos’è? Comandante, che cos’è questo posto, questa sterminata necropoli… È incredibile… un luogo simile… non può esistere.”
Bògdanos continuò a camminare senza voltarsi: “Questo è lìHades. La dimora dei morti. La leggenda dice che le grotte di Dirou erano l’ingresso dell’averno. Ecco questo è l’Averno”.
“Vuole prendersi gioco di me?”
“I miti non sono altro che verità deformate dal tempo. Qui dormono i Minii, i mitici Pelasgi signori del male, gli Achei dai begli schinieri, distruttori di Troia. Qui ascoltano da millenni il canto del mare ogni notte e attendono che il chiarore della luna accarezzi le loro ossa nude. Il loro riposo è qui sacro e inaccessibile…”.
Un racconto avvincente che pare assumere le sfumature di un thriller che certamente si discosta dallo stile poetico e travolgente che caratterizza i primi due volumi dedicati all’eroe omerico, qui non c’è la voce potente e suprema di Ulisse che in prima persona ci ha raccontato delle sue gesta, ma il narratore diventa esterno alla storia, lasciando al lettore l’arbitrio di scegliere da quale parte stare.
Ma per quanto lo scenario sia più o meno attuale (siamo negli anni 70 e la prima edizione risale al 1990) e ospiti una moderna Odissea non manca di restituirci quella Grecia antica, mitologica e affascinante che resterà per sempre l’emblema della culla della civiltà.