“Bombe. Il punto fermo delle discussioni politiche”
Le bombe esplose in questi giorni hanno creato una situazione politica e sociale, nella nostra città, a dir poco imbarazzante. Qualora trovasse riscontro l’ipotesi di una matrice politica, ci troveremmo di fronte alla conferma di uno scenario inquietante, strettamente connesso ad altri eventi delittuosi avvenuti nel recente passato e segno di un regresso civile e sociale a cuila nostra città da tempo non può più dirsi estranea.
Quando gli equilibri di una maggioranza si mantengono sulla base di accordi meramente personali, si tralascia l’obiettivo primario, ovvero l’interesse pubblico dei cittadini, l’amministrazione di una città, lasciando spazio al mal governo.
Amministrare con durata biennale e magari con i soliti rimpasti, mentre la città resta paralizzata e allibita, è da irresponsabili.
Quando parliamo di crisi politica, le riflessioni che vengono alla mente sono diverse perché diverse sono le cause che la generano a tal punto da far fatica ad intraprendere un percorso, una soluzione ad un problema, più che mai sentito in questo ultimo periodo in cui la politica si è trasformata in una giostra pericolosa su cui salire sottovalutando la necessità di amministrare una città.
Una giostra chiamata città, ove adulti espongono interessi e logiche per salire sul cavalluccio del potere, smarrendo la delega che i cittadini, votando, hanno demandato ad ognuno di loro per dirigere un paese che da anni è allo sbando.
Il problema è legato alla mancanza di un serio progetto politico che viene abbozzato e volontariamente non attuato, favorendo e alimentando pretese ed oligarchie.
È un progetto politico ben preciso quello di tenere sotto scacco una città e i suoi abitanti in una marginalità, che è prima di tutto identitaria e culturale.
I gravi problemi che realmente ci sono, così come la crisi economica che il nostro paese sta attraversando, non interessano i nostri politici. Questo è un problema della politica, che evidentemente da questa situazione si ingrossa e riceve solamente grandi benefici.
In questi anni di teatro politico, la città ha subito una grande involuzione. Soliti attriti, soliti riti, solita storia al punto tale da non appassionare più neanche il più passionario militante politico figuriamoci il cittadino che quotidianamente deve tirare a campare.
Non è menefreghismo, è rabbia!
La politica sangiovannese non ha memoria collettiva, ma individuale. L’aspetto collettivo non esiste, c’è un’individualizzazione dei “meriti”. E questo non contribuisce alla costruzione e alla rappresentazione della città.
Il degrado sta corrodendo la città nella sua quotidianità, ma per tanti è l’occasione per disimpegnarsi. In questi dieci anni si è persa un’identità, il tessuto sociale è sfilacciato. C’è solo molto individualismo, che minaccia e rischia di soffocare la città.
I cittadini sono stanchi del vociare dei giostrai e tanto meno vogliono una politica che promette sorrisi: neanche fossimo ad un villaggio vacanze. Hanno solo bisogno di essere amministrati.
Berto Dragano