Atti di micro-criminalità continuano a scrivere la cronaca di una città apparentemente tranquilla
Gli atti criminosi accaduti nei giorni scorsi a carico di Mimmo Longo consigliere di maggioranza e del fratello del consigliere Giuseppe Mangiacotti, che da oltre un anno sostiene il sindaco Pompilio, ci ripiombano nuovamente in un’atmosfera di paura e preoccupazione. Come quando il 16 giugno di un anno fa, intorno alle 22.35 una bomba carta viene fatta esplodere nei pressi dell’abitazione del consigliere comunale del Pd Antonio Santoro.
E non fu l’unica, perché a pochi giorni dallo scoppio della prima bomba, il 29 giugno 2014 alle ore 2.20 un nuovo scoppio di potenza superiore rispetto a quella precedente, continuò ad agitare il sonno dei cittadini sangiovannesi. Quest’ultima bomba viene fatta esplodere nei pressi della villetta del consigliere comunale Carmelo Chiumento.
Pochi giorni dopo, le associazioni culturali furono promotrici del documento “La cultura non si piega alle bombe”, invitando tutti i cittadini a partecipare ad una marcia silenziosa, a partire dall’ingresso dell’Ufficio del Giudice di Pace di San Giovanni Rotondo, registrando però una tiepida partecipazione. Una marcia silenziosa di cittadini, uomini e donne della cultura locale, che chiedevano e continuano a interrogarsi sul perché di tali atti intimidatori.
A distanza di un anno nonostante le serrate indagini messe in atto dagli inquirenti, nessun colpevole è stato garantito alla Giustizia, anzi atti di micro-criminalità continuano a scrivere la cronaca di una città apparentemente tranquilla.
Nei mesi scorsi la Commissione d’inchiesta del Senato ha rivelato che i fenomeni come quelli che accadono nella nostra comunità, sono in costante crescita nelle Città del Sud e che ciò non riguarda esclusivamente il meridione.
Nei primi quattro mesi del 2014, infatti, gli amministratori locali finiti del mirino sono stati 395. In soli sedici mesi ci sono stati complessivamente 1.265 atti intimidatori nei confronti di sindaci, assessori, consiglieri comunali e dipendenti pubblici. Una media di 2,6 denunce al giorno.
Sono questi i numeri elaborati dalla Commissione d’inchiesta straordinaria del Senato sul “Fenomeno delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali“. Dati messi nero su bianco in una relazione che è stata approvata all’unanimità nei mesi scorsi.
Sono numeri, ma soprattutto storie sommerse fatte di nomi, di luoghi, di sofferenze, che ci appartengono per intero e che è giusto conoscere. Storie di centinaia di amministratori, uccisi, feriti, intimiditi, minacciati, costretti a vivere sotto tutela oppure ad arrendersi di fronte a pressioni insostenibili.
Le bombe esplose crearono e continuano a creare una situazione politica e sociale, nella nostra città, a dir poco imbarazzante. Qualora si trovasse riscontro per l’ipotesi di una matrice politica, ci troveremmo di fronte alla conferma di uno scenario inquietante, strettamente connesso ad altri eventi delittuosi avvenuti nel recente passato e segno di un regresso civile e sociale a cui la nostra città da tempo non può più dirsi estranea.
La speranza è che le istituzioni e la politica riescano a ritrovare il coraggio di raccontare le storie finite spesso nelle cronache locali e dimenticate.
I cittadini non meritano una politica che promette sorrisi e silenzi: neanche fossimo ad un villaggio vacanze, hanno solo bisogno di essere amministrati sotto il vento della verità e della legalità.
Le bombe possono spaventare ed uccidere, ma spesso il silenzio fa più rumore di qualsiasi altra espressione.
Berto Dragano