“Educare è come seminare”: nel verbo Educare l’anima del percorso pastorale indicato da Padre Franco alla sua Comunità
Seminare in ogni stagione della vita. Chi educa e semina riesce a vedere sempre nuove e inedite primavere negli inverni di chi si appiattisce sulle false ovvietà e su comode evidenze. Lavora su ciò che ancora non si vede, perché, come dice la volpe ne Il Piccolo Principe “L’essenziale è invisibile agli occhi”: invisibile agli occhi ma non al cuore!
Vincent Van Gogh è sempre stato attratto dalla figura pura e umile del seminatore, chi ama questo artista riconoscerà i tratti del soggetto in numerosi suoi dipinti.
Ciò che più attirava lo sguardo del pittore non era soltanto l’osservare la natura e i suoi cambiamenti ad ogni passaggio di stagione, ma il lavoro quotidiano che l’uomo si appresta a svolgere nella sua semplicità, giorno dopo giorno, in ambienti a lui noti e vissuti in un modo che potremo osare dire spirituale.
Tra i tanti dipinti dell’artista olandese figura “Il Seminatore al tramonto”, un quadro che racchiude in sé numerosi riferimenti al Vangelo, alla fatica causata dal nobile lavorìo dei campi e alla speranza del buon raccolto.
Possono essere queste le ragioni che hanno ispirato il nostro arcivescovo Padre Franco Moscone a scegliere proprio un dipinto così evocativo, per la divulgazione della sua prima Lettera Pastorale consegnata all’Assemblea Diocesana lo scorso 16 settembre 2019 in concomitanza con l’avvio del nuovo Anno Pastorale.
La missione e il fine di questa prima Lettera Pastorale sono ben racchiusi nel titolo “Il Seminatore uscì a seminare…” – Educare è… generare nella Misericordia.
Un invito, e allo stesso tempo un richiamo ad impegnare la propria vita, senza remore e con coraggio, per quell’educazione intesa come “tirare fuori, far uscire da una posizione chiusa anche quando questa può dare sicurezza, prospettando il gusto e la gioia di camminare” nel segno e nella continuità del sentiero tracciato dal compianto arcivescovo Michele Castoro.
Nel ripercorrere le cinque vie del percorso pastorale (uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare) è evidente come tutti siamo chiamati ad essere testimoni attivi di una società che si basa sulla logica dell’amore e della misericordia, di quel “cuore piccolo, che è in grado di contenere tutto”, perché in grado di contenere Dio.
Tutti siamo chiamati a riempire, ad “abitare”, quegli spazi ancora vuoti che forse altro non sono che il segno di quel vuoto interiore che ci si porta dentro. E chiunque si professi cristiano deve imparare, con atto di coraggio, “che oggi la gente più delle parole o dei discorsi comprende i gesti” e farsi azione egli stesso.
La parola chiave della Lettera Pastorale è Educare: educare al Vangelo e all’amore cristiano gettando semi che vadano ad attecchire non solo nel nostro giardino, nel “terreno buono”, ma soprattutto in quei cuori e quelle vite che hanno bisogno di qualcuno che se ne prenda cura per diventare domani germoglio e poi frutto. Uscire a seminare è un atto di coraggio e l’educatore più che temere di sbagliare deve temere di rinunciare.
Padre Franco non lascia fuori nessuno, nessuno deve essere escluso e nessuno deve poter pensare di avvalersi delle sue sole forze, insieme si deve mirare alla meta che risiede nell’amare Dio e conoscere se stessi e gli altri nel nome Suo.
E nell’agire si deve prendere atto che le parole non vanno comunque abbandonate, ma rese preziose e giuste, capaci di aprire voragini nei cuori addormentati dei giovani e dei meno giovani, parole che devono essere affiancate da gesti messi in atto da “persone credibili, prima che da persone che dicono di credere!” e per farlo ogni luogo può diventare adatto.
Non sarà facile in un terra che racchiude in sé numerosi problemi, come lo stesso Padre ci scrive, ma se sapremo educarci a guardare lo spazio che abitiamo con lo sguardo di Dio “saremo anche noi convinti come Padre Pio che il Gargano è la cattedrale del creato!”.
Nella seconda parte della lettera, quella a più valenza pastorale, ci viene chiesto di spostare lo sguardo sulla gente, sul territorio, sull’educare alla missionarietà, alla bellezza della famiglia, della socialità, della legalità e della diaconia del lavoro per cui “la sfida è educare gli operatori del settore a maturare un progetto d’impresa intesa come ricchezza non solo per i proprietari, ma per l’intero contesto territoriale”.
Gli strumenti per affrontare tali sfide sono suggeriti nella terza e ultima parte dello scritto.
La prima lettera pastorale di Padre Franco Moscone si conclude con l’affido a Maria perché possa essere guida del cammino educativo, un cammino che richiede coraggio e che è ben espresso dal monito che lo stesso Padre Franco ci chiede di fare nostro, sono le parole che Papa Francesco ha rivolto ai giovani nell’Esortazione Apostolica Postsinodale:
“Non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti ad uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Rischiate anche se sbaglierete. Non sopravvivete con l’anima anestetizzata e non guardate il mondo come se foste turisti. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita! Aprite le porte della gabbia e volate via! Per favore non andate in pensione prima del tempo”.
Renata Grifa
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