A 26 anni dalla sua morte
Vogliamo ricordare la figura di Francesco Paolo Fiorentino, a 26 anni dalla sua morte, proponendo una poesia del poliedrico artista sangiovannese oltre che il video di una delle sue tante commedie in vernacolo.
AUTORITRATTO
Nella fluttuante
tana
di giunchi,
insultato da gelidi
raggi di odio,
apostata
dal languore desolato,
poggio
il mio dolore
sulle squallide macerie
dell’anima…
E intanto
spero
ardentemente
in un’altra estate.
Fremono,
nel chiuso scrigno
del ricordo,
odori di fiamme,
funesti incensi,
campane bucate
di impossibili
resurrezioni.
Nel diafano riflesso
di un brivido,
freme
la tragica ragnatela
delle mie sensazioni,
ove annaspano
le opere fallite,
le ambizioni incenerite,
i sogni di potere.
E mi afferra,
improvvisa,
una malinconia d’azzurro.
Ma la notte
incombe,
piegata nelle tenebre
e, in un sussurro
impalpabile,
come pulsazione
di vena
nella roccia,
suggerisce conflitti
specchiati.
Allora mi guardo
nel quadrante
del tempo,
riflesso,
dilatato,
assurdo ritratto,
maschera ringhiosa
senza letterarie
collocazioni …
E nulla mutano
le brevi gocce
di pianto soffocato.
(Tratto da “DOMANDE” di F.P.Fiorentino – Scena Illustrata Editrice, Roma)
Francesco Paolo Fiorentino
Francesco Paolo Fiorentino nasce a San Giovanni Rotondo (FG) nel marzo del 1935.
Diplomatosi presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli negli anni Cinquanta, percorre una parabola artistica di oltre 30 anni esprimendosi soprattutto nella pittura e nel teatro.
Come pittore, dopo i primi inevitabili influssi impressionistici, sviluppa tematiche personali che egli stesso definisce “Metamorfosi” ed “Espressionismo cosmico”, corrente artistica da lui fondata.
Raggiunge la maturità pittorica dagli anni Settanta fino alla metà degli anni Ottanta. Tre, dunque, sono i cicli di pittura e sviluppo grafico riconducibili alla sua esperienza artistica. Come commediografo lo si ricorda soprattutto come il fondatore della espressione teatrale nella città di San Giovanni Rotondo.
Negli anni Cinquanta passa dalle commedie brevi rigorosamente in lingua ai drammi di più ampio respiro sia per contenuti che per impostazione. Negli anni Settanta, invece, esplode il commediografo “Cecchino”, come affettuosamente tutto il paese lo ricorda, con la stesura di farse e drammi grotteschi tutti in vernacolo dove, alla risata franca si associano tematiche ancora oggi attuali come l’immortalità (il mito di Faust), l’incesto, la solitudine, il rapporto genitori-figli, le donne della società, la corruzione politica. Muore il 9 aprile del 1986. Considerato dagli addetti ai lavori uno dei più importanti commediografi del meridione d’Italia. Gli “Artisti di Provincia”, compagnia teatrale fondata nel 1998 dal figlio Lio, ogni anno nei primi giorni di dicembre portano in scena una commedia del compianto autore.
Clicca sull’immagine per vedere la commedia “LU LUPE” (online su insonniatv.it)