Il racconto del rapporto tra il giornalista e Padre Pio di Stefano Campanella
Il legame fra Peppino Giacovazzo e Padre Pio risale agli anni Sessanta, quando il futuro direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno faceva parte dello staff dell’on. Aldo Moro. Fu Giacovazzo a organizzare un incontro privato tra lo statista democristiano, che all’epoca era presidente del Consiglio dei Ministri, e Padre Pio. Chiese al superiore del Convento di far scattare solo qualche foto a un fotografo che faceva parte del seguito di Moro da una porta socchiusa. Ma dietro il fotografo c’era una ressa che premeva e che irruppe nella veranda, facendo alterare il Cappuccino. L’episodio è narrato nel libro autobiografico, scritto da Peppino Giacovazzo sotto forma di romanzo: Storia di noi dispersa. Negli anni di Aldo Moro, il racconto di un percorso politico e sentimentale.
Ma Giacovazzo, negli anni in cui era direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, fu anche colui che, il 17 maggio 1981, quattro giorni dopo l’attentato a Giovanni Paolo II, pubblicò sulla prima pagina del quotidiano pugliese un suo articolo di fondo intitolato «Sarai Papa nel sangue gli disse Padre Pio». L’occhiello, sopra il titolo, era in forma dubitativa: «Una profezia su Wojtyla?». Giacovazzo riportava, virgolettate, le parole che avrebbe pronunciato il Cappuccino: «Tu sarai Papa ma per breve tempo, perché il tuo regno sarà spezzato dalla violenza e dal sangue». Una frase poco attendibile o che, comunque, non può essere definita profetica, visto che le cose sono andate diversamente: l’attentato non ha «spezzato» il pontificato, che è stato tutt’altro che breve. Anzi è stato il terzo, per durata, nella storia della Chiesa.
Il direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno era, comunque, in buona fede. Nell’articolo dichiarava di non amare «il giornalismo degli “scoop”», di provare «una istintiva diffidenza verso chi insegue casi e notizie sensazionali» e, per rendere le sue affermazioni più credibili, citò la sua fonte. «L’anno scorso – scriveva – mi telefonò da Roma il corrispondente del “Times”, Peter Nichols: “Vengo a stare un po’ di giorni in Puglia, sul Gargano. Sto scrivendo un libro sul Papa, devo raccogliere notizie su un certo suo rapporto con Padre Pio”. E mi accennò al “profetico” incontro. Ieri ho riparlato con Nichols. Il suo libro sta per apparire in edizione inglese col titolo “The Pope’s divisions”. Per ottobre sarà pronta la traduzione italiana (“Le divisioni del Papa”). Vi è anche un capitolo dedicato a quel fatidico incontro con Padre Pio. Ma quali sono le tue fonti?, ho chiesto a Nichols. Ne ho una che ho potuto riscontrare personalmente – dice Nichols – è un benedettino che è vissuto anche in Italia. Posso darti il suo nome. È lui che ha saputo tutto da un confratello che fu testimone quel giorno a San Giovanni Rotondo, quando vide uscire sconvolto il giovane prete polacco dal colloquio con Padre Pio».
La notizia, il 17 maggio, non comparve solo su La Gazzetta del Mezzogiorno. Il giorno precedente «il sunto» dell’articolo venne anticipato con un comunicato, diffuso anche dall’agenzia Ansa. Così, contemporaneamente alla Gazzetta, “rivelarono” la profezia attribuita al santo Cappuccino anche altri quotidiani: Il Giornale Nuovo di Milano (Una “profezia” di Padre Pio sull’attentato a Wojtyla); Il Giorno di Milano (Padre Pio a Wojtyla: “Sarai papa ma per breve tempo”); Il Corriere del Giorno di Taranto (“Sarai Papa e il tuo regno sarà breve” disse padre Pio); Il Gazzettino di Venezia-Mestre (Padre Pio predisse a Karol Wojtyla un breve pontificato?); Libertà di Piacenza (Padre Pio aveva previsto il ferimento di Wojtyla?); Gazzetta del Popolo di Torino (Padre Pio “vide” la fine di Wojtyla?); La Nuova Sardegna di Sassari (Padre Pio da Pietrelcina gliel’aveva predetto?). L’argomento venne tenuto vivo per oltre un mese dalla stampa.
Il libro di Nichols uscì puntualmente nel 1981, ma non c’era nessun accenno né a Padre Pio, né alla presunta profezia. Il giornalista inglese, infatti, durante una breve vacanza si era recato in Gran Bretagna, anche per cercare la sua fonte, il benedettino, e farsi raccontare con precisione quanto aveva ascoltato frettolosamente in precedenza. Ma quando tornò da quel viaggio richiamò il suo amico Direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno per riferirgli «che del monaco non aveva trovato più traccia». Da qui la decisione di annullare la sua programmata visita a San Giovanni Rotondo e di stralciare l’argomento dalla bozza del suo “The Pope’s divisions”. Questo è quanto Peppino Giacovazzo mi raccontò nel suo trullo di Locorotondo primo agosto 2005.