Dopo la croce di ferro, Papa Francesco sceglie l’austerità anche per gli altri simboli papali
Fervono i preparativi per la Messa d’inaugurazione del Pontificato, che sarà celebrata domani in Piazza San Pietro.
Durante la celebrazione saranno consegnati al Papa i due simboli del ministero petrino: l’anello piscatorio e il pallio e sarà presentato lo stemma papale.
Ancora una volta saranno la sobrietà e la semplicità a caratterizzare le scelte di Papa Francesco.
L’anello del pescatore che verrà consegnato al Pontefice dal cardinale Angelo Sodano, non sarà d’oro ma d’argento dorato e raffigurerà San Pietro con le chiavi in mano. L’anello papale deve il suo nome proprio alla raffigurazione di San Pietro, che da semplice pescatore diventa pescatore di uomini e capo della Chiesa di Cristo.
Il pallio di lana bianca con le croci rosse, simbolo del buon pastore, sarà lo stesso che fu imposto a Benedetto XVI nel 2005 e sarà consegnato a Papa Francesco dal cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran.
Il pallio vuole simboleggiare la pecorella smarrita, cercata, salvata e posta sulle spalle del Buon Pastore, e insieme l’Agnello crocifisso per la salvezza dell’umanità perduta.
Il drappo bianco è largo 5 centimetri e lungo 2,60 metri gira intorno alle spalle e scende sul petto e sulla schiena con due estremità nere che ricordano le zampe di una pecora ed è realizzato con la lana tosata di due agnellini . Sul pallio sono raffigurate 5 croci rosse come le ferite di Cristo sulla croce (mani, piedi e costato) trapassate con gli spilloni, che rappresentano i tre chiodi della croce di Cristo.
Papa Francesco ha inoltre deciso di conservare il suo stemma episcopale e il motto “miserando atque eligendò”.
Lo scudo blu è sormontato dai simboli della dignità pontificia, uguali a quelli voluti dal predecessore Benedetto XVI (mitra collocata tra chiavi decussate d’oro e d’argento, rilegate da un cordone rosso). In alto, campeggia l’emblema dell’ordine di provenienza del Papa, la Compagnia di Gesù: un sole raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere, in rosso, IHS, monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi in nero.
In basso, si trovano la stella e il fiore di nardo. La stella, secondo l’antica tradizione araldica, simboleggia la Vergine Maria, madre di Cristo e della Chiesa; mentre il fiore di nardo indica San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. Nella tradizione iconografica ispanica, infatti, San Giuseppe è raffigurato con un ramo di nardo in mano. Ponendo nel suo scudo tali immagini, il Papa ha inteso esprimere la propria particolare devozione verso la Vergine Santissima e San Giuseppe.
Il motto del Santo Padre Francesco è tratto dalle Omelie di San Beda il Venerabile, sacerdote (Om. 21; CCL 122, 149-151), il quale, commentando l’episodio evangelico della vocazione di San Matteo, scrive: “Vidit ergo lesus publicanum et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi Sequere me” (Vide Gesù un pubblicano e siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: Seguimi).
Questa omelia è un omaggio alla misericordia divina ed è riprodotta nella Liturgia delle Ore della festa di San Matteo. Essa riveste un significato particolare nella vita e nell’itinerario spirituale del Papa. Infatti, nella festa di San Matteo dell’anno 1953, il giovane Jorge Bergoglio sperimentò, all’età di 17 anni, in un modo del tutto particolare, la presenza amorosa di Dio nella sua vita. In seguito ad una confessione, si sentì toccare il cuore ed avvertì la discesa della misericordia di Dio, che con sguardo di tenero amore, lo chiamava alla vita religiosa, sull’esempio di Sant’Ignazio di Loyola.
Una volta eletto Vescovo, S.E. Mons. Bergoglio, in ricordo di tale avvenimento che segnò gli inizi della sua totale consacrazione a Dio nella Sua Chiesa, decise di scegliere, come motto e programma di vita, l’espressione di San Beda miserando atque eligendo, che ha inteso riprodurre anche nel proprio stemma pontificio.