di Stefano Campanella
Oggi
pomeriggio, all’età di 94 anni, ha terminato il suo cammino terreno fr.
Modestino da Pietrelcina, al secolo Damiano Fucci, un frate minore cappuccino
che ha avuto il privilegio di un particolare rapporto filiale con san Pio da
Pietrelcina.
La madre del
frate defunto, Anna, era infatti coetanea e vicina di casa di Francesco
Forgione. Inoltre le rispettive famiglie avevano un piccolo podere nella
contrada “Piana Romana”, dove spesso la madre di fr. Modestino e il futuro
Padre Pio, quando erano bambini, si incontravano mentre conducevano le loro
pecore al pascolo.
Dal 1908 al
1916, nei lunghi periodi di permanenza a Pietrelcina, dove i medici lo
inviavano a respirare l’aria natia per curare la sua misteriosa malattia,
spesso Padre Pio si ritirava a pregare nella solitudine del podere di famiglia,
a Piana Romana. E, per non sottrarsi alle richieste di aiuto di Anna, intenta
alle fatiche domestiche e ad aiutare il marito nel faticoso lavoro nei campi,
talvolta accettava di accudire il piccolo Antonio, il primo dei tre figli della
famiglia Fucci, facendolo giocare sulle sue ginocchia.
Fin da piccolo,
dunque, Damiano sentiva parlare dell’ormai illustre Compaesano: dai genitori,
dal fratello, dagli altri parenti, dagli altri pietrelcinesi che lo avevano conosciuto.
Così nel 1940 andò a trovarlo a San Giovanni Rotondo, si confessò da lui e
Padre Pio concluse il colloquio dicendogli soltanto: «Uagliò, cammnam dritt»
(Ragazzo, camminiamo diritto) e dandogli la sua benedizione. Nel 1944 il futuro
fr. Modestino tornò dal Cappuccino stigmatizzato e si trattenne due settimane
con lui. Gli confidò che, durante il suo servizio militare, a Roma, spesso si
era recato a pregare nella chiesa di Santa Francesca Romana, dove era maturata
un’antica vocazione religiosa e aveva deciso di entrare in una comunità
benedettina della capitale. Padre Pio gli rispose che il Signore non lo
chiamava a servirlo nell’Ordine di san Benedetto e, di fronte alle insistenze
del giovane di Pietrelcina, gli disse: «Se tu vuoi andare a Roma, vai. Però ti
è stata riservata una bruttissima sciagura» (Tre anni dopo, infatti,
quell’abbazia fu presa d’assalto da alcuni giovani rapinatori che entrarono
dalla finestra e, per impossessarsi di 15 mila lire, pugnalarono a morte
l’abate sotto gli occhi del fratello laico e lasciarono quest’ultimo legato e
imbavagliato. Quando giunsero i soccorsi era già morto soffocato. «Quella sorte
– raccontava fr. Modestino – era riservata a me»).
Quindi Padre
Pio gli ordinò di tornare al suo paese, prendere un po’ di biancheria e
trasferirsi per un po’ di tempo a San Giovanni Rotondo. Damiano ci rimase un
anno intero. Così ebbe la possibilità di conoscere l’intimo rapporto che legava
il Frate al Signore e decise di diventare anche lui cappuccino. Sul momento
Padre Pio accolse la notizia con un’esortazione: «Paesano, non mi far fare
brutta figura!». Poi, quando cominciò il suo compito di frate questuante, gli
garantì: «Fra Modestino, vai tranquillo, io ti starò sempre vicino e lo sguardo
di san Francesco, dal cielo, sarà sempre sopra di te».
Dopo la morte
del Cappuccino stigmatizzato fr. Modestino fu trasferito a San Giovanni Rotondo
come portinaio del Convento dove, memore della promessa ricevuta, assicurava ai
tanti pellegrini che lo incontravano le sue preghiere per invocare
l’intercessione del suo venerato Compaesano, ottenendo numerose grazie dal
cielo. Tra queste, il miracolo che ha consentito di proclamare Padre Pio beato.