«Il comune boicotta la realizzazione del cane-rifugio della nostra associazione»
Quando il “pedigree”….fa la differenza
Il Consiglio Comunale del 15 novembre 2006 ha deciso di approvare l’accapo che prevedeva la concessione in uso, a titolo precario, del suolo demaniale per la realizzazione di un impianto di stabulazione libera per cani randagi.
Si tratta, a ben vedere, di un canile-rifugio gestito direttamente dall’ A.N.M.P.A.N.A. “PADRE PIO” di San Giovanni Rotondo, che avrebbe momentaneamente consentito di gestire l’emergenza-cani randagi dopo il dietro-front dell’ associazione “Arca di Noè ” di Vieste.
L’associazione sangiovannese, con oltre duecento soci, svolge la sua attività di protezione degli animali nel territorio garganico ed è, da oltre un ventennio, rappresentata dal sig. Puzzolante Tobia, in veste di presidente onorario. Il Presidente ha interesse a sottolineare alla comunità sangiovannese ma anche, in particolare, ai politici che l’attività ventennale dell’associazione non dovrebbe assolutamente essere dimenticata.
«Siamo veramente dispiaciuti – ha commentato il Presidente Tobia Puzzolante – perché il Comune di San Giovanni Rotondo, piuttosto che sbandierare in maniera propagandistica la futura apertura del canile comunale (un bene), dovrebbe spiegare ai cittadini le ragioni che lo inducono a boicottare la realizzazione del canile-rifugio da parte della nostra associazione! Per quali “interessi” temono la realizzazione di un piccolo canile privato, di una struttura di accoglienza per 30 posti-cane?
Ebbene, con delle clausole “capestro” ci impediscono di realizzare il nostro canile-rifugio. La concessione, infatti, contiene due ostacoli insormontabili: da un lato, dovremmo prestare una garanzia fidejussoria di ben 10.000 euro, dall’altro lato (fatto questo molto più grave) il canile privato dovrebbe chiudere immediatamente dopo (udite, udite!) l’entrata in funzione del canile pubblico.
Perché aprire un canile privato, se fra qualche mese dovremmo comunque chiuderlo? La fantasia degli amministratori ha partorito una condizione del tutto inaccettabile per la nostra associazione! Si vergognino!!!
Come possiamo impegnarci e partire se l’ente comunale si disinteressa dello sviluppo della nostra associazione?»
«A seguito di un’indagine amministrativa – continua l’avvocato Giuseppe Placentino – si è scoperto che nel 2006 con delibera n. 33 dell’11.05.2006 il Comune ha prestato una garanzia fidejussoria a favore della Società Real San Giovanni Rotondo per la ristrutturazione del campo sportivo di Via Sapri.
Nella motivazione della citata delibera si legge che “evidenti finalità sociali” hanno consentito tale scelta. Noi non sindachiamo le scelte dell’ente Comunale, ma abbiamo il dovere di chiedere una modifica della delibera che ci riguarda. Anche la nostra associazione ha evidenti finalità sociali!»
Ciascuno trarrà le proprie conclusioni, ma definire e valutare le “evidenti finalità sociali” in funzione del “pedigree” e della forza politico-contrattuale dei proponenti i progetti “sociali” è ancora, purtroppo ed evidentemente, quel vecchio modo di governare la cosa pubblica (col potere e la sopraffazione nei confronti dei “più deboli”) da sempre in voga nella nostra città.
g.p.