Quello che abbiamo capito in queste ultime settimane
Sono in aumento i dibattiti per il rilancio della nostra città. Il motto è sempre lo stesso: poche idee per ancor meno lavoro. Purtroppo il clientelismo che in questi anni ha fatto le veci della vera politica, ha impedito la crescita mentale dei soggetti politici, i quali oggi, addirittura, lamentano la mancanza di fiducia da parte dei cittadini.
Sono emerse le problematiche che riguardano le assunzioni nel nostro ospedale, a dire di tutti, monopolizzate dai forestieri; vorrei far notare che negli anni ottanta /novanta a garantire alcune delle assunzioni c’era una vera e propria lobby che previo pagamento ( dai 10 ai 30 milioni di lire ) ti poteva garantire un posto di lavoro.
Il punto è che dobbiamo smettere di distruggere e depredare tutto ciò che le altre realtà cittadine nemmeno si sognano di avere.
A tal proposito per citare qualche esempio del peggio che abbiamo offerto negli anni del boom turistico nei quali abbiamo “accolto” pellegrini e turisti con parcheggiatori abusivi, tanto per usare un eufemismo, per non parlare poi del volantinaggio tampinante che a volte rasentava l’accattonaggio fino ad arrivare alla miriade di bancarelle abusive situate nei posti più disparati, il tutto coadiuvato dai tanti albergatori impreparati all’accoglienza.
Sarà difficile far cambiare opinione a tutti coloro i quali si ricorderanno di una enorme fiera, dove pochissimi erano gli spiragli offerti per poter praticare preghiera e meditazione .
Oltretutto non è mai partita una vera e propria operazione di marketing per promuovere i prezzi modici e contenuti (a parità di servizi) della San Giovanni Rotondo che ha visto e vede la crisi come uno stimolo per ripartire e non come un binario morto.
Tralasciando le questioni etico-religiose mi piacerebbe inoltre che le tematiche vertessero sull’autosufficienza cittadina in modo tale da creare una città sostenibile. Attuando ad esempio un piano di raccolta dell’acqua piovana (apparsa e additata come nemica anziché come probabile risorsa) abbinata all’utilizzo dell’acqua presente nel nostro sottosuolo, si potrebbero coltivare le terre di pubblico demanio, creando così posti di lavoro e prodotti biologici da ridistribuire a prezzi modici tra la popolazione meno abbiente e nella migliore delle ipotesi il piano potrebbe comprendere le strutture alberghiere che acquistando tali prodotti potrebbero vantare una stella in più sulla qualità del cibo.
Inoltre geotermia, mini eolico, e pannelli solari -fotovoltaici per edifici dovrebbero essere alla base del piano energetico cittadino il quale con il passare degli anni potrebbe rivolgere la propria attenzione allo stoccaggio intelligente dei rifiuti, ennesima risorsa additata come problematica.
Emanuele Merla