di Christian Martino
Da troppo tempo ormai
imperversa sulle nostre teste l’aria di crisi che quotidianamente giornali e
televisioni ci sbattono in faccia.
Questa situazione sta
sicuramente muovendo le coscienze dei più e, in odore di decreto sviluppo da
parte del Governo, i grandi colossi dell’economia e dell’editoria cercano di
dare le loro "dritte" per uscire dal pantano in cui è infilata la
nostra Italia.
Dopo il manifesto
sulla crescita di Confindustria, ho letto con piacere nei giorni scorsi una
simile iniziativa da parte de “Il Sole 24 ore” (clicca qui).
Il motivo per cui sto
scrivendo non è comunque quello di approvare o meno i "Nove impegni per la crescita", vorrei soffermarmi
essenzialmente sul settimo punto, ove si parla di Università. Dopo un primo
paragrafo in cui si sottolinea la necessita di aumentare le tasse per i più
abbienti a favore di chi non ha troppe possibilità economiche, viene sferrata
una forte critica all’equiparazione dei titoli di studio.
Ed è proprio su
questo punto che vorrei soffermarmi. Vista la mia condizione di studente
universitario fuori sede ho sempre criticato la presenza di Università/Istituti
medi superiori privati che a tutti gli effetti "vendono" un titolo di
studio che poi sarà equiparato a quello di uno studente che invece se l’è
guadagnato.
Allora la soluzione
migliore credo sia quella di distinguere gli Istituti Scolastici tutti e
dividerli in determinate fasce (anche quelli pubblici).
Un metro di giudizio
semplice di assegnazione sarebbe quello riconducibile alla classifica Censis
sulle Università italiane che ogni anno viene redatta e che esprime seppur
numericamente, in base a determinati criteri di giudizio, il livello delle
nostre Università.
Quindi in base a
determinati punti che chiariscono la bontà (cit.) o meno dei nostri atenei
l’assegnazione ad una fascia che ne esprima il "valore" e che poi
andrà a incidere sul titolo di studio che alla fine del percorso formativo si
otterrà.
Il che sarebbe anche
molto proficuo sul livello delle nostre Università, in quanto ogni ateneo
farebbe tutto il possibile per migliorare la sua posizione in classifica
attraverso un continuo miglioramento dell’offerta formativa, dei servizi, delle
borse di studio, in modo tale da permettere allo studente di fare una scelta
coerente con i suoi obiettivi, e permettere a chi ha effettivamente voglia di
conseguire una laurea, magari più impegnativa ma quantomeno
"migliore" e meglio spendibile sul mercato del lavoro, di poterlo
fare. Mentre per chi si
accontenta del titolo di studio "comprato" sarà al corrente di rientrare
in una determinata fascia sicuramente più bassa.
Sicuramente questo
non cambierebbe il nostro sistema-lavoro ma si parla tanto di meritocrazia nel
nostro paese in cui sono sempre più convinto serva pagare per avere ciò che si
vuole, ma credo si faccia poco o nulla. Questo sarebbe un ottimo inizio perché
penso sia vero che quella che stiamo attraversando è anche una crisi di valori,
allora mi chiedo la scuola e soprattutto l’istruzione non rientra in uno di
questi valori fondamentali?