Venerdì 7 e sabato 8 maggio 2010 al Cineteatro Palladino con la Nuova Compagnia di Teatro Popolare
Venerdì 7 e sabato 8 maggio 2010 al Cineteatro Palladino il nuovo e atteso lavoro della Nuova Compagnia di Teatro Popolare: LA COMMEDIA DEI MIRACOLI. Ancora una volta la Nuova compagnia di Teatro Popolare, con la regia di Lazzaro del Sordo, ci stupirà con le trovate più originali e le battute tanto spassose quanto raffinate, in due ore da non perdere nel Cineteatro Palladino di San Giovanni Rotondo.
Prevendita biglietti:
Foto Gianni, C.so Umberto I.
Rivendita Tabacchi da Giovanni, C.so Umberto I.
Riflessi di Rosa Perta, C.so Roma.
Platea 8 euro, Galleria 6 euro.
Ingresso ore 20.30, Sipario ore 21.00
Quasi una spiegazione
La commedia dei miracoli è un’opera allegorica sul degrado dei valori tradizionali e religiosi del nostro paese. Una tradizione tradita dai vari potenti locali che si sono succeduti nel corso degli anni e fatta dimenticare al popolo.
Così Safila, prima monaca e poi prostituta, incarna la fede antica traviata dalla madre Carolina, che rappresenta tutti i disvalori legati alla sete di danaro e ricchezza.
Calindro, Stecchino, Palicco, Santino, Cardilla, rappresentano quella parte di popolo che si è dovuta arrangiare con mille sotterfugi e inganni per poter sopravvivere in questo "cortile dei miracoli" che è diventato San Giovanni Rotondo.
C’è ancora la madre badessa ridicolmente chiamata Misericordia, che rappresenta il potere della Madre Chiesa, la quale, austera nel suo linguaggio simil teutonico, rimprovera e redarguisce la fede popolare rappresentata da Fede, Speranza e Carità, in nome di una preparazione ai riti sacri di un Venerdì Santo, che si tingono di popolare solo nel "Canto per il Venerdì Santo".
Ma Safila non deve morire senza dare alla luce una speranza. Ma a chi deve andare il compito di fecondarla? Al Nobile, simbolo di un potere materiale e politico, ipocritamente moralista, ma che non diniega di immergersi nel vizio, tanto vituperato nei salotti del potere.
Al Gendarme alleato dell’invidia del clero rappresentato dal Prete? Al Prete stesso, innamorato e allo stesso tempo invidioso della bellezza di una fede autentica e da lui stesso violentata con la complicità del gendarme fino nella casa stessa di Safila? Oppure a Palicco, una semplice figura popolare più vicina alla dimensione di Safila?
Tutto questo, mentre nella Nazione imperversa la "febbre maligna", la peste del 1656, debellata, narra la leggenda, solo dall’intervento dell’Arcangelo, apparso all’Arcivescovo di Siponto Mons. Alfonso Puccinelli.
Lazzaro del Sordo