di Marco Miscio
Sembra sempre una cosa da poco, o
perlomeno non essenziale, se non inutile; spesso viene vista come una cosa
noiosa, per pochi eletti, che non richiama l’interesse della maggior parte dei
cittadini; richiama, viceversa, l’immagine di teatri bui, musei vuoti, rassegne
cinematografiche di vecchi film noiosissimi con i soliti quattro spettatori; invece
la cultura può essere il vero punto di svolta, o meglio il canale attraverso il
quale passa la possibilità di cambiare sguardo, mutare ottica, dar vita ad
iniziative che nel breve periodo porteranno numerosi benefici, anche in
considerazione della grave situazione economico-finanziaria in cui versano
praticamente tutti i paese del mondo.
Quella culturale, è la vera nuova sfida
nel difficile contesto socio-economico-culturale in cui viviamo.
Una sfida che numerosissime città in
tutta Italia stanno vincendo: rassegne teatrali, mostre, concorsi letterari ed
altre iniziative proprie del campo editoriale, cinema, artistico in genere,
percorsi gastronomici, e tante altre iniziative che stanno dando lustro e
benefici economici anche in alcune comunità aventi pochissimi abitanti.
Non è una sfida impossibile, perché al
contrario di quello che si dice, la cultura non toglie soldi, bensì porta
ricchezza, e non solo ricchezza interiore, ma porta turismo, visitatori,
indotto, interscambio culturale con altre realtà, e quindi benefici di natura economica.
E’ lecito quindi asserire con convinzione che la cultura è un investimento in
tutti i sensi.
L’attività culturale ha da sempre
consentito di esaltare il pluralismo e l’integrazione e di valorizzare la città
come luogo dello "stare insieme" e le strategie vanno poste in essere
per cercare di rafforzare il patrimonio culturale, espresso da associazioni operanti
in vari settori (teatro, musica, poesia, formazione umanistica, sportive e motorie,
della solidarietà, del tempo libero).
Ora però è necessario che il “sistema
culturale” venga attivato, con scelte politico amministrative coraggiose e
mirate, e valorizzato anche come “momento economico”, in grado di generare
nuove opportunità di crescita per l’intera comunità.
Intorno a questa visone globale è
necessario sviluppare un progetto di insieme che riesca a valorizzare le realtà
presenti, incentivandole, dando loro la possibilità di essere dei vettori di
sviluppo e mettere a disposizione i mezzi per la crearne di ulteriori.
Per individuare l’attrattività in
termini di “offerta” va individuato e valutato il complesso dei “beni”,
interpretato come patrimonio di risorse territoriali capaci, realmente e
potenzialmente, di attrarre flussi turistici e di muovere economie dello sviluppo
territoriale.
Il ruolo della cultura va molto al di
là dell’intrattenimento turistico: come ci insegna la nostra stessa storia, che
sovente dimentichiamo, il ruolo della cultura non si esaurisce nel passatempo
più o meno colto, ma va cercato anche e soprattutto nella sua funzione di
attivatore sociale, di straordinario momento di catalisi del pensiero e nella
sua capacità di trasformarlo in un progetto di senso affascinante, condiviso, capace
di creare e di trasmettere senso di identità.
La cultura diventa uno dei fattori che
stanno all’origine della catena del valore, il canale per eccellenza attraverso
cui affermare ed attestare un diffuso orientamento sociale verso il nuovo, il
diverso, il non previsto; la cultura rientra nel ristretto ambito della “core
creativity” e della ‘core innovation’, ossia nei fondamentali della nascente economia
della conoscenza e delle innovazioni e sviluppo culturale.
Per trasformare la nostra città in “città
dell’innovazione”, va in primo luogo ritrasformata in città culturalmente viva,
fortemente propositiva, internazionale per vocazione, capace di offrire ai
residenti e soprattutto alle giovani generazioni continue opportunità di
esperienze stimolanti, umanamente ed intellettualmente qualificanti, fortemente
motivanti all’investimento personale in nuove competenze.
La vera sfida diviene quindi quella di
produrre “nuova cultura”, e far sì che questa si integri nel patrimonio
esistente e gli dia nuova linfa, e che allo stesso tempo essa divenga il
terreno di sviluppo nel quale il nostro sistema produttivo vada a cercare nuove
idee che si trasformino, in un complesso, ma indispensabile, processo di innovazione
competitiva.
Pertanto, investendo in una strategia
ampia e sistematica di creazione di competenze esperienziali e di opportunità
per i nostri residenti, costruendo così dal basso una base economica per lo
sviluppo di nuove professioni creative e nuove forme di imprenditorialità.
Bisogna dunque evitare le formule
magiche e comprendere i rischi insiti in una accettazione troppo passiva e
acritica del paradigma dello sviluppo trainato dalla cultura: una strumentale
caccia al creativo fine a sé stessa, rappresenterebbe qui di fatto la negazione
delle condizioni critiche di successo, sarebbe l’ennesima ricerca della
scorciatoia a buon mercato; è necessario investire molto, con una buona dose di
rischio, avendo quindi il coraggio di operare un cambiamento radicale per
giungere in tempi sicuramente brevi a risultati e benefici concreti per la
comunità.
Oggi più che mai bisogna imboccare
questa strada, farlo in modo repentino e deciso: l’innovazione è nella nostra
storia e nella nostra stessa cultura, dobbiamo semplicemente ricominciare a
pensare, con coraggio, fiducia ed entusiasmo.
Scegliendo questa strada con
determinazione ed efficacia, la nostra città potrà senz’altro puntare ad una
stagione di reale sviluppo umano ed economico: siamo ancora, malgrado tutto,
ricchi di idee, di energie e di talenti, e altri possiamo produrne. Possiamo
tornare ad essere una comunità amica dell’intelligenza, del rischio
imprenditoriale, della ricerca coraggiosa della bellezza: se scommetteremo sulla
parte migliore di noi, si andrà a concretizzare in modo serio ed efficace la speranza
di un futuro capace di entusiasmarci, ed in grado di offrire nuove opportunità
per le giovani generazioni.