LibriAmo a cura di Renata Grifa
Ad Agata piaceva recitare il rosario, appoggiata al bordo della fontana del chiostro, da cui guardava le statue del Cristo e della Smaritana in arcana conversazione.
Lo zampillio dell’acqua e il ritmo delle parole la portavano al significato della meditazione.
Ora pro nobis peccatoribus nunc et in hora mortis nostrae.
“Perchè nunc? Allora è adesso che devo essere felice?
La vita conta, non la morte.
E cosa è la vita senza amore?”
Simonetta Agnello Hornby
Simonetta Agnello Hornby (autrice di Caffè amaro, il cui secondo capitolo, Piano Nobile, è stato pubblicato il 15 ottobre per Feltirnelli) è uno di quei nomi che si fa amare ancor prima dei suoi libri, e se poi i libri sono altresì dei piccoli capolavori il gioco è fatto.
La Monaca, un titolo che non spicca subito tra gli scaffali delle librerie perché pare noioso, antico, ma che proprio per questo incuriosisce e lo fa a ragione.
Messina, agosto 1839.
Tutta la città è in fermento per la festa dell’Assunzione, Agata ha tredici anni e guarda sognante il suo amore segreto, Giacomo Lepre. Un amore ricambiato, in attesa solo della benedizione delle due famiglie, una benedizione che però non arriverà perché i piani amorosi dei due giovani verranno scombinati dalla morte inaspettata del capofamiglia Padellani e dal rifiuto categorico della famiglia Lepre ad unirsi in matrimonio con una giovane di così esigua dote.
Comincia così la lunga storia della famiglia Padellani, della giovane Agata e delle sue sorelle, che dopo la scomparsa del padre sono costrette a seguire la madre a far ritorno a Napoli dove proveranno a suscitare compassione e ospitalità a parenti di vecchia memoria e ha chieder loro moneta necessaria per far fronte ad un giusto matrimonio, nozze che non tardano ad arrivare per tutte meno che per Agata, la cui unica soluzione architettata dall’amorevole donna Gesuela è la monacanza, la clausura.
Era come se la badessa e le due monache che li aspettavano sapessero che Agata sarebbe arrivata in lagrime. Le monache la presero, le tolsero scialle e velo senza darle la possibilità di protestare e la spinsero tenendola per le braccia attraverso la sala del Capitolo, le stanze di passaggio e la breve rampa di scale, finché non raggiunsero il coro. Quindi la costrinsero a inginocchiarsi davanti alla ringhiera di legno dorato che dava sulla navata della chiesa. Agata appoggiò la fronte sul legno e continuò a lagrimare.
Ma la coercizione del convento non riuscirà a cancellare la determinazione e la forza di volontà che Agata continuerà ad avere nonostante le venga tolto il diritto di decidere della propria vita, combattuta tra l’obbedienza e la ribellione per amore, troverà una propria dimensione, anche se delle due solo un’attitudine riuscirà a sopravvivere.
È questo un libro romantico, d’altri tempi.
Viaggiando tra Napoli, Messina e Palermo torniamo ad un periodo storico che non abbiamo vissuto ma che allo stesso tempo ci viene descritto con una tale precisione che sembrerà di correre tra quei vicoli o di viaggiare su quelle navi.
E poi la scrittura, talentuosa, ineccepibile, a tratti difficile quando ci si trova davanti parole come firricchioccoli, il nicarello e altre espressioni del dialetto siciliano che danno quel tocco di colore in più ad una storia già di per sé incantevole.