Come cantava Pappalardo…
Affranti, dispiaciuti, mortificati, rancorosi, increduli. Valgono tutti, nessun aggettivo è fuori luogo. Tutti servono per dipingere lo stato d’animo dei tifosi rossoneri nel lunedì dell’uscita di scena. Le parole del sindaco, l’ennesimo comunicato dell’Us Foggia, hanno scritto i titoli di coda a questa lunga ed estenuante telenovela estiva.
Ma con l’orgoglio di una tifoseria che ha portato quasi 15.000 presenze in quella che una volta si chiamava C2, con la stessa fede di chi ha ricominciato con inalterato entusiasmo all’indomani delle sberle di Avellino, Cremona e Benevento, questa città, ad un certo livello, ha già reagito.
Pure un assembramento e la curiosità per una iniziativa lanciata da un portale locale, possono rappresentare dei sintomi significativi. Dinanzi al solito bar, nel piazzale antistante lo Zaccheria, la gente chiede “E adesso? Ma per la D esiste già qualcuno disponibile a ricominciare?” C’è chi su internet continua ad affollare piazze virtuali, a discutere. Magari anche con il legittimo scetticismo di chi stenta a metabolizzare il lutto (sportivo). Eppure questa gente continua ad esserci. Su tanti balconi, e lo abbiamo documentato, già da giorni il tricolore riposto in soffitta dopo il bell’Europeo della nostra nazionale, ha ceduto il testimone. Vessilli, bandiere, sciarpe, rigorosamente bicolore. “Nothing else matters”, c’è scritto su una di esse. “Non ci importa di nient’altro”. Qualcosa vorrà pur dire.
La mazzata è dura, il dolore lancinante e la rabbia per tutto quello che è stato, monta. Il calcio è lo sport nel quale, secondo il gergo corrente, la rabbia si deve trasformare in cattiveria agonistica. E’ l’ora. E’ la grande occasione, pure se dirlo adesso può suonare come follia. Il Foggia è libero da una zavorra, fatta non solo di debiti e di mancate fidejussioni. Dal passato recente si deve imparare, si deve tagliare definitivamente il cordone ombelicale con quello che è stato. Senza revisionismi, lasciare che il treno che viaggia su questo binario morto, arresti definitivamente la sua corsa. Ancora qualche comunicato sul sito ufficiale, poi il sipario sarà definitivamente calato. E, di conseguenza, una nuova era cominciata. La categoria è importante, la credibilità di chi sarà al timone della nuova nave pure. Il passato insegna. E da quello si deve imparare. <<Ricominciamo>>, come cantava Pappalardo, perché <<non si è capaci di stare a guardare>>. La gente ancora chiede nei bar, ancora apre i balconi per appenderci una bandiera. Novantadue anni sono troppo pochi per l’amore di questa gente. C’è ancora tanto da scrivere su quel librone di storia. Suvvia, il Foggia non è morto. Ricominciamo.
Antonio Di Donna* (da Il Mattino di Foggia del 17 luglio 2012)
*Antonio Di Donna è un giornalista sportivo. Da anni segue le vicende calcistiche del Foggia, prima come apprezzato commentatore delle partite della squadra rossonera per Teleradioerre, poi come opinionista per Telefoggia. Da quest’anno scrive anche per Il Mattino di Foggia e Provincia.