di Antonio Monte
La politica è come la matematica, calcolata e senza opinioni, invertendo l’ordine dei candidati le fregature non cambiano. Gli onesti sempre più poveri, i furbi ne approfittano di questi. La musica della politica è fatta di menzogne forse è meglio ascoltare quella dei sogni è così che mi ritorna in mente quella degli Anni Sessanta le cui note semplici, facili e nostrane si sono affermate in terre lontane facendoci dimenticare i guai. Cantavamo sognando, volavamo felici “ nel blu dipinto di blu”.
Il vecchio juke-box, in ogni osteria diffondeva allegria e in fretta si faceva la colletta del gettone per ascoltare tre canzoni. Noi nullatenenti viaggiavamo liberi con la mente. Con la fantasia abbiamo visitato il continente nero dove “ i Vatussi altissimi negri ballavano l’hally-galli”; con vuota la pancia abbiamo visitato la Francia “ a S. Tropez ballando il twist vestiti in lamé”.
Abbiamo praticato la pesca subacquea nelle località più belle, “con il fucile le pinne e gli occhiali dove il mare era una tavola blu”. Senza accedere al mutuo avevamo il cielo in una stanza e “ la stanza era senza pareti con alberi infiniti”. Per farci perdonare qualche scappatella si diceva alla compagna stretta su una mattonella, “cuore tu stai soffrendo cosa posso fare per te, io sono innamorato senza te più pace non c’é” “senza te che farei senza te morirei”.
Dal lento si passava al rock con movimenti ricchi di frenesia senza conoscere i dolori della sciatalgia e si donavano “ semplici baci dove uno solo ne valeva almeno tre”. Si ammirava lo sguardo femminile con “la strana espressione degli occhi”. Il marito era comprensivo con la propria moglie ed invitava gli amici a farla ridere spiegando il perché: “ha pianto troppo insieme a me”. La moglie a sua volta era espansiva e rassicurante, al marito diceva: “ non essere geloso se con gli altri ballo il twist, non essere invidioso se con altri ballo il rock, con te con te che sei la mia passione farò il ballo del mattone”. “La sera era festa grande di bella musica ce ne era tanta, si ballava fino al cantar del gallo sprigionando tutti insieme l’allegria e l’euforica libertà “
“La libertà non era sopra l’albero non era neanche il volo di un moscone; la libertà era allo stato libero, la libertà era partecipazione”.
Partecipiamo e aiutiamo i nostri musicisti garganici, cantori e organizzatori di manifestazioni folkloristiche a divulgare le note nostrane.
Le note aiutano a star meglio, a sognare, a non pensare ai momenti difficili. Attraverso le note sono avvenute le contestazioni e sprigionato il va pensiero dei patrioti soffocati dalla tirannia.
Attraverso il ritmo della tarantola le donne pugliesi si sono ribellate al duro lavoro che i padri-padroni sottoponevano nel quotidiano. E’ doveroso tutelare l’entusiasmo dei tanti giovani e concedere lo spazio necessario per realizzare le loro invenzioni, i loro progetti affinché portino un pezzo di storia, il gusto dei sapori del nostro Gargano in terre straniere. In modo che anche le nostre note diventino famose e durino nel tempo.
Antonio Monte da Milano