Verso la conferenza sulla "partecipazione" organizzata da Legambiente
di Gennaro Tedesco
Quando si dice partecipazione dei cittadini alla politica ci si imbatte in un argomento poco conosciuto e pieno di scogli culturali e burocratici. Partiamo con il dire che partecipazione non significa informazione, consultazione, trasparenza e accesso agli atti che sono diritti dei cittadini. Quando parliamo di partecipazione dobbiamo immaginare luoghi deputati al dibattito e alla deliberazione, cioè riunioni che portano a cose concrete, a decisioni e iniziative intraprese da quella che viene definita democrazia diretta.
Con democrazia diretta si intendono cittadini e associazione che svolgono attività politica e associativa e soggetti che vivono e incidono sul territorio, mentre per democrazia rappresentativa intendiamo chi svolge attività politica e ha mandato democratico. La partecipazione è un ponte tra le due forme di democrazia, tra quella diretta e quella rappresentativa, cioè tra le associazioni, i cittadini, le categorie sociali e chi amministra la città.
Il 20 aprile a San Giovanni Rotondo ci confronteremo con esperienze avanzate di partecipazione in una conferenza organizzata dal circolo di Legambiente. Interverranno il responsabile di Agenda 21 unità di sviluppo locale del Comune di Urbino Tarcisio Porto e il presidente dell’associazione Cantieri Sociali e Assessore alla partecipazione del Comune di Giugliano in Campania Andrea Morniroli. La conferenza sarà aperta a tutte le forze politiche, alle associazioni della città e ovviamente, a tutti i cittadini. Legambiente propone un dibattito di estrema attualità in questo momento, infatti da oltre due anni si discute della prima legge regionale sulla partecipazione, quella della Toscana, che sarà pronta entro dicembre 2007 e a cui hanno aderito molte regioni tra cui la Puglia. Con la legge si spera che crolli l’ambiguità che permette ad assessori di arrogarsi meriti di promozione di forme di consultazione mascherate da partecipazione. È inutile dire che una partecipazione reale elimina il giochetto della concessione del politico, il si strumentale pensando al pacchetto di voti per le prossime elezioni e supera quel sorrisetto da… “ci penso io”, pratica politica diffusa ed accettata nella nostra città e che dovrebbe essere rifiutata da tutti e giudicata naif.
Nel senso letterale della parola naif, cioè non sorretta da un atteggiamento culturale e professionale ma primitivo, espressione di una creatività che non si colloca all’interno di correnti di pensiero, le opere naif sono realizzate da artisti autodidatti, spesso dilettanti.
La partecipazione è una “nuova” forma di democrazia che punta alla figura centrale del produttore-abitante che si prende cura di un luogo attraverso la propria attività produttiva. Attività produttiva materiale ed immateriale. Questa nuova dimensione "democratica" diventa arte integrante del processo di decisione nei piani, nei progetti e nelle politiche. Questi nuovi processi decisionali sono finalizzati a produrre scenari di futuro a carattere "costituzionale”, con l’obiettivo di dare voce alle diverse componenti della società contemporanea.
È un lavoro ordinato e non caotico che ha dimostrato dove è stato applicato che quando la politica si mette a servizio di un processo centrato sulla decisione in comune di abitanti ed eletti , la fiducia nell’intelligenza sociale è sempre ripagata da risultati costruttivi e da una forte maturazione della coscienza civica.
Sono molte e diverse le esperienze che dal 1997 vengono effettuate in Italia e in tutta Europa, ad esempio in questo momento in tutta Europa si contano più di seimila esperienze di bilancio partecipato, cioè di cittadini che decidono come spendere parte dei soldi del bilancio comunale. E numerose sono le città che adottano la carta di Ferrara per i piani di azione di Agenda 21 locale, anche la vicina Manfredonia. Occorre sbilanciare la politica per riequilibrare il territorio dice il Prof. Giovanni Allegretti dell’Università di Firenze ed esperto di processi partecipati e non credo che si riferisse alla nostra città ma è una metafora che calza in un luogo simbolo della distruzione del territorio con una politica bilanciata sull’edilizia e su interessi di pochi.