Aspettando Italia-Germania
4-3, 3-1, 2-0. Bastano questi numeri per evocare la storia di Italia-Germania: 1970, 1982, 2006.
Sono state partite piene di immagini, emozioni e grida. C’era la voce di Nando Martellini (“Riva, Riva, Rivaaaa”, “Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo”) e quella di Fabio Caressa (“Andiamo a Berlino”). C’era lo zio Bergomi nelle due finali: prima in campo, con i baffi, e poi in tribuna come commentatore. E che giocatori: Albertosi e Schnellinger, Rivera e Boninsegna, Gerd Müller, Facchetti, Mazzola, Rossi, Zoff, Cannavaro, Buffon, Breitner.
E chi può dimenticare Scirea che palleggia nell’area tedesca, o il piatto destro di Gianni il “Golden boy”, che firmava il 4-3 nel 1970? C’era l’arbitro che alzava la palla per segnalare la fine del match, il passaggio geniale di
Pirlo per il gol di Grosso e lo straordinario, lineare contropiede chiuso da Del Piero.
Sono gare leggendarie. Quella del 1970 è stata chiamata “la partita del secolo”, quella del 1982 è entrata nell’immaginario popolare e viene sempre evocata e rievocata, mentre quella del 2006 è stata il trionfo del collettivo.
E non dobbiamo dimenticare le vittorie della Germania in Italia, nel 1980 e nel 1990.
Italia-Germania non è mai stata una sfida solo calcistica. Nel novecento, c’è molta (quasi troppa) storia nel rapporto tra i due paesi: due guerre mondiali con occupazioni e stragi, l’emigrazione italiana in Germania nel dopoguerra, il turismo di massa. Nel 2004 gli operai di Terni sono scesi in piazza contro la chiusura di una fabbrica di proprietà della ThyssenKrupp. Cantavano “Chi non salta è tedesco”. Come ha scritto Alessandro Portelli in Acciai speciali, “il linguaggio dello stadio entra in fabbrica … e la protesta operaia entra dentro lo stadio”. Storia e calcio, la storia del calcio: Italia-Germania.
(da Internazionale.it)