Il documento conclusivo della manifestazione di Monopoli del 21 gennaio
Sabato scorso, 21 gennaio, quello che è successo a Monopoli non è passato inosservato. Si è trattato di una grande mobilitazione di pugliesi, il popolo dei comitati e delle associazioni a livello regionale e non solo, degli studenti di ogni età, dei rappresentanti delle categorie sindacali e produttive, del mondo cattolico che ha visto il coinvolgimento delle rappresentanze istituzionali e politiche nell’affermare un No deciso e unanime a qualsiasi ulteriore prospezione per l’estrazione di idrocarburi e successiva installazione di piattaforme petrolifere nei mari e sulla terraferma della Puglia e in prospettiva del nostro intero Paese.
15mila uomini, donne e bambini coi loro sorrisi, colori e suoni, i loro dolori e le loro ansie. Uniti dalla volontà di essere ascoltati, di essere degnamente rappresentati. Tanta rabbia, contenuta a stento, per l’assenza di risposte adeguate alle ferite aperte di tante comunità locali, provate da modelli di sviluppo avviati in passato e non condivisi, da eccessi inaccettabili di inquinamento e malattie, senza alcuna attenuazione di fame e disoccupazione. Assenza di risposte certe e chiare da parte di tutto il mondo politico-istituzionale che, su tali problematiche, possano tranquillizzare definitivamente le preoccupazioni dei pugliesi. E’ scesa in piazza la Puglia attiva, democratica e partecipe della propria vita politica. La Puglia migliore, appunto, però con sempre meno voce. Salvo quando se la prende da sola.
Nel corteo erano presenti molti politici, che lungo il percorso hanno potuto assumersi le responsabilità pubbliche di posizioni sulla “questione trivelle” tanto chiare e ferme, quanto unanimi e trasversali.
Lo spirito unitario della giornata ha visto i due interventi della massima istituzione locale e regionale per il mondo politico-istituzionale e la lettura del documento comune per l’intero mondo associazionistico che ha visto numerose adesioni e forte partecipazione.
Da valorizzare la presenza di europarlamentari, del gonfalone della Regione Abruzzo e del sindaco sardo. Ha stupito l’assenza di talune figure istituzionali, la cui partecipazione era stata data più volte per certa nei giorni precedenti. Ha preoccupato il silenzio di quasi tutti i responsabili nazionali di partito su una manifestazione di piazza solo all’apparenza innocua, in realtà molto sentita e già prevista imponente, scegliendo, forse, i vertici stessi di confinarla in ambito rigorosamente regionale.
Dietro la specifica battaglia per la tutela e la salvaguardia ambientale dell’intero territorio pugliese, ivi compresi i mari che lambiscono le sue coste e in difesa di un modello di sviluppo equo e sostenibile in Puglia, quella di sabato è stata una grande manifestazione partecipata che ha visto la perfetta sinergia tra società civile e istituzioni, quest’ultime insieme ai partiti, sempre più slegati dalle proprie realtà territoriali, hanno avuto ancora un’occasione, forse una delle ultime, per recuperare credibilità agli occhi di una società civile sempre più distante e disincantata. Non è più il tempo né delle adesioni di facciata, né delle alchimie e dei tatticismi partitici. In mancanza di azioni concrete si avrà il definitivo distacco tra società e politica che in poco tempo potrà generare solo una incontrollabile conflittualità sociale.
In tempi di globalizzazione scellerata e selvaggia, dove un’oligarchia sempre più ristretta di lobbies finanziarie mangia-stati continua a impossessarsi delle materie prime e dei mercati del Pianeta, controllando i popoli con la complicità di alcuni governi e la sottomissione di altri, con l’uso spregiudicato della guerra e della fame, è quanto mai necessario tentare le ultime strade perché si creino le condizioni di una possibile solidarietà tra società reale e politica rappresentativa intorno ad alcuni temi fondamentali legati al bene comune.
E’ indispensabile che i politici, a cominciare dai referenti pugliesi, non deludano le aspettative dei loro elettori su queste richieste fondamentali:
– L’attuazione di una Normativa della Comunità Europea, che consenta l’installazione di piattaforme petrolifere a una distanza minima dalla costa, indipendente dai confini delle acque territoriali nazionali, non inferiore ai 160 km, com’è previsto negli Stati Uniti, di fronte al mare aperto e la moratoria assoluta per i mari chiusi, quali l’Adriatico e lo stesso Mediterraneo. Prevedendo inoltre, come avviene in questi Paesi, la pubblicizzazione dei rischi ambientali e per la salute prodotti dalle estrazioni di idrocarburi.
– La modifica della Normativa nazionale, che blocchi gli iter autorizzativi in corso e abroghi i permessi già concessi di ricerca e coltivazione idrocarburi, consentendo esclusivamente l’esaurimento degli impianti di estrazione funzionanti. Anche al fine di contenere i danni di tali impianti, ma più in generale a difesa di tutte le aree inquinate del Paese, siano abbassati i limiti minimi consentiti dalla normativa italiana sullo sversamento di sostanze inquinanti nell’ambiente per adeguarli agli standard europei e dell’OMS, spesso centinaia di volte inferiori.
-La creazione di un Accordo transfrontaliero per la difesa dell’Adriatico dalle mire delle società petrolifere, tanto più trattandosi di multinazionali straniere in grado di creare con la loro presenza di fronte alla costa, in situazioni particolari, anche problemi di sicurezza nazionale.
-l’ impegno a non abbassare la guardia sul tentativo di liberalizzare le concessioni di ricerca e coltivazione idrocarburi, come avvenuto in occasione del ritiro degli art.20, 21 e 22 dal Decreto sulle liberalizzazioni in seguito alle pressioni dei comitati e delle associazioni ambientaliste e considerati i rischi che l’articolo 16 può comportare col tentativo di incrementare i ricavi provenienti da fonti energetiche tradizionali (gas e idrocarburi) attraverso un decreto successivo dei Ministeri competenti (Economia e Finanze, Sviluppo Economico).
Il Comitato temporaneo ”21 gennaio”, organizzatore della manifestazione “La Puglia scende in piazza a difesa del proprio modello si sviluppo”promossa dal Comitato “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili”, si scioglie con questo documento e chiede a tutti e a ciascuno di tener fede agli impegni presi. Si invitano pertanto le associazioni ambientaliste ad essere “sentinelle attente”, tenendo alta la guardia e monitorando gli sviluppi futuri. Si sollecitano in particolare i rappresentanti politici, che tre giorni fa hanno preso posizione a fianco delle associazioni e che da esse sono stati delegati, a intervenire, nelle sedi preposte, alle decisioni nazionali e internazionali.
Non ci saranno alibi né scuse.
Conteranno solo la determinazione, il coraggio, la costanza nel portare avanti le posizioni difficili assunte. E i risultati ottenuti.