Si prevede battaglia nella prossima seduta della massima assise regionale
Come in parlamento, in Consiglio regionale. L’etica, e in particolare le decisioni che hanno a che fare con i diritti degli omosessuali, divide la politica. In Puglia il contrasto interno alla maggioranza di centrosinistra è provocato dalla proposta di istituire uno sportello regionale per i diritti civili e, soprattutto, di aprire alla formazione e alla sensibilizzazione contro la discriminazione degli omosessuali, nelle scuole e nei pubblici uffici. Su un fronte si trova il Pd, che promuove la mozione. Sull’altro l’Udc, nella variante de I popolari, che promette barricate. «Insegnare a non discriminare, fin da piccoli significa promuovere la cultura del rispetto. Non si comprende chi vi si oppone», rileva il capogruppo pd Michele Mazzarano. Attinge alle Sacre scritture per replicargli il capogruppo popolare Napoleone Cera. «Si vuole scatenare una battaglia, dal sapore ideologico, tra i sessi. Che sono ben chiaramente distinti dalla inequivocabile definizione “maschio e femmina li fece”, come si legge nella Genesi». E battaglia sarà, in consiglio regionale martedì o mercoledì quando la mozione sarà sottoposta all’attenzione degli eletti.
Emiliano: mi auguro una maggioranza trasversale
Michele Emiliano, che aveva manifestato non comune sensibilità al tema quando era sindaco, avverte: «Si tratta di fare in modo che gli enti locali condividano politiche, strategie e formazione per rimuovere tutti gli ostacoli al principio di eguaglianza. In applicazione dell’articolo 3 della Costituzione. È nel nostro programma di governo. E la maggioranza è allineata sul programma di governo. Anzi, io mi auguro una convergenza su quella mozione anche più ampia del perimetro del centrosinistra». Insomma, niente divisioni su una questione che non ha a che fare con la temuta “diffusione dell’ideologia gender” ma solo con le “buone prassi che gli enti devono poter condividere per applicare i principi costituzionali”.
Botta e risposta tra Pd e Udc
Il tema arriva all’attenzione degli eletti sotto forma di mozione. I consiglieri democratici che la firmano, Ruggiero Mennea, Marco Lacarra, Mazzarano, Ernesto Abaterusso, Sergio Blasi e Giuseppe Romano, chiedono al presidente della giunta di aderire come già altre sette Regioni prima della Puglia alla rete «Ready»: una rete di pubbliche amministrazioni che si vincolano ad azioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità in genere. E di predisporre gli atti per l’istituzione di uno sportello di ascolto e accoglienza finalizzato a rimettere al centro la persona e i suoi diritti. Iniziative necessarie, scrivono i consiglieri, perché «omosessuali e transessuali sono ancora a forte rischio discriminazione», e per «contrastare ogni forma di marginalizzazione e discriminazione». è stata inserita all’ordine del giorno del Consiglio. Di tutt’altro avviso Cera. «Il sostanziale azzeramento della differenza dei sessi che si vuole diffondere con interventi anche legislativi, dal Parlamento fino ai livelli di rappresentanza intermedi — scrive — segna un profondo discrimine per quanti si professano cristiani e in politica cercano di agire, appunto, da cristiani e non di operare perché cristiani». Insomma la mozione, già rinviata la settimana scorsa per cercare una mediazione, per i centristi non deve essere all’ordine del giorno.
L’assessore Udc e il caso oratori
I Popolari contano dopo tutto solo su tre voti, ma, forse destinatari di pressioni da ambienti cattolici, punterebbero a farsi interpreti di un sentimento trasversale alle forze politiche. Non va poi dimenticato che in giunta, per loro, siede Salvatore Negro, assessore al Welfare. Negro solo qualche giorno fa ha incassato il passaggio in giunta di un disegno di legge che eleva, tra i soggetti del terzo settore che collaborano con la pubblica amministrazione, gli Oratori a un rango superiore rispetto al passato. «Come se fossero gli unici nodi della rete del welfare», rileva un consigliere regionale posizionato senz’altro alla sinistra dell’assessore. Magari anche sul «rischio gender», come vengono definiti in certi ambienti cattolici i provvedimenti che i proponenti chiamano «antidiscriminazione», i Popolari faranno valere il loro peso. Al di là degli ammonimenti del presidente Emiliano, difficilmente la fase di discussione sarà indolore.
fonte: corrieredelmezzogiorno.it/bari