Novità e dettagli dell’accordo che non c’è
Concluso il tavolo di concertazione di ieri, cominciano a delinearsi le nuove misure che il governo ha intenzione di portare in parlamento per il sì definitivo alla riforma. Dall’incontro di ieri, non è emerso un accordo. È netto difatti il disappunto della CGIL e della Fiom sulla riforma del lavoro, soprattutto su i punti che riguardano le restrizioni al famoso Art. 18, che definisce il reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa, e preannunciano uno sciopero.
Per CISL UIL si tratta “di un accordo ragionevole rispetto alle premesse proposte e/o imposte dal governo”.
Un buon accordo per Confindustria, e Rete Imprese. La riforma a cui mancano solo i dettagli a detta del governo, è ben vista dall’Europa per bocca del Commissario all’occupazione Lazlo Andor.
Preannunciano battaglia in parlamento IDV e LEGA. “Possibili modifiche senza snaturare il testo” per Casini, mentre per Bersani “ se di accoro si può parlare, è una situazione critica per lavoratori e piccole e medie imprese” . Intanto monta la protesta su internet e social network.
Ecco le principali novità introdotte dalla riforma.
Articolo 18. Il governo propone di lasciare il reintegro previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori soltanto per i licenziamenti discriminatori. In questo caso, però, la norma si estenderebbe a tutte le imprese, anche quelle sotto i 15 dipendenti, attualmente escluse salvo che per i licenziamenti discriminatori. Sui licenziamenti disciplinari, la proposta del ministro Fornero è che sia previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro “nei casi gravi” o l’indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell’anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l’indennizzo, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all’ultima retribuzione.
Ammortizzatori sociali. Per quanto riguarda i nuovi ammortizzatori sociali, il governo dice che partiranno dal 2017, dunque, sarà ancora in transizione nel 2016. Durante la trattativa, il governo aveva fatto riferimento al 2015 come anno per l’entrata a regime dei nuovi ammortizzatori.
Apprendistato. Il governo pensa di rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro. Fornero aggiunge che bisogna investire nella formazione e non usare l’apprendistato come flessibilità. Sarà “un apprendistato serio che forma il lavoratore, non un para-apprendistato interpretato solo come una modalità per avere un’entrata flessibile”. Nel caso in cui il lavoratore non fosse poi confermato “vogliamo – continua la Fornero – che quel periodo gli valga qualcosa. Si potrebbe pensare a una certificazione delle competenze professionali che ha acquisito, in modo che se non è confermato possa spenderle altrove”.
L’Aspi. L’assicurazione sociale per l’impiego sostituirà l’odierno sussidio di disoccupazione. Sarà versata per 12 mesi (a regime 18 per gli over 55) e con importi lordi massimi – per il primo semestre, poi destinati a ridursi del 15% ogni sei mesi – di 1.119 euro al mese. Il suo arrivo graduale abolirà la mobilità.
Partite Iva. La proposta del governo sulle partite Iva prevede l’introduzione di lavoro subordinato dopo 6 mesi, se la prestazione di lavoro è presso un committente.
Donne. Per favorire l’occupazione delle donne e per conciliare i tempi di lavoro e famiglia verranno sperimentati dei congedi di paternità obbligatori che saranno finanziati dal ministero del Lavoro. Nella riforma c’è poi una norma “contro le dimissioni in bianco”
Contratti a termine. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato “diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese”, dice a parole la Fornero. Vincoli “stringenti ed efficaci” saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto, rassicura ancora il ministro. I contratti stagionali e sostitutivi verranno esclusi dall’aliquota addizionale dell’1,4% prevista invece per i contratti a tempo determinato per finanziare l’Aspi. Mentre l’aliquota del’1,4% è confermata per i contratti a tempo determinato per finanziare la nuova Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi). Inoltre dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato scatterà l’assunzione a tempo indeterminato.
Stage. Non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, “ad esempio dopo il dottorato”. E’ ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: “Se vai in un’azienda a lavorare non lo fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare” .
Altri interventi da prevedere. La riforma prevede anche delle fasi successive relative alla riduzione della durata dei processi del lavoro e le strutture per l’inserimento nell’impiego, che dovranno essere decise d’accordo con la Regioni.
Congedi di paternità. Si prevede la sperimentazione dei congedi di paternità obbligatori finanziati dal ministero del Lavoro, così da favorire l’occupazione delle donne.
Fondi di solidarietà. Il governo è pronto a mettere in campo dei fondi di solidarietà pagati dalle imprese per sostenere i lavoratori anziani che perdano il lavoro. A essere coperti non sarebbero solo lavoratori esodati o prepensionati, ma anche quelli licenziati.
Pio Matteo Augello