di Berto Dragano
Riordinando la
mia nuova libreria ho ritrovato un vecchio libro: “La Saggezza della Folla”,
che descrive come un gruppo di esseri umani possa essere dotato di
un’intelligenza collettiva spaventosa.
Se con un
numero abbastanza cospicuo di persone scommettiamo sul peso di un vitello, sul
numero di fagioli contenuti in un barattolo o su una corsa di cavalli, la media
delle risposte si avvicina al numero esatto in modo strabiliante.
La saggezza
collettiva, la folla, un gruppo può quindi arrivare ad una decisione collettiva
saggia.
Un dato
importante che emerge è che gli esseri umani non sono fatti per prendere
decisioni perfette, il nostro giudizio viene influenzato dalle emozioni, ma
nonostante i possibili difetti, quando le nostre capacità di giudizio non
esatte si aggregano nel modo giusto, l’intelligenza collettiva può diventare
straordinaria.
La maggior
parte delle persone è convinta che la conoscenza che conta sia concentrata
nelle mani di pochissimi individui. Il libro mostra che andare a caccia di
esperti sia un errore. Dovremmo smettere di cercarli e chiedere alla folla, che
probabilmente conosce la risposta.
L’imminente
campagna elettorale delinea partiti, gruppi, strategie con l’unico scopo di
vincere, amministrare un territorio ricco di luminari della politica, ma che
nonostante tutto l’equilibrio amministrativo salta nel momento in cui la scelta
passa dalla cabina elettorale ai singoli poteri politici.
In realtà come
spiega bene il bellissimo saggio di James Surowiecki, spesso c’è più
intelligenza e saggezza nella decisione collettiva di non specialisti, che in
quella presa da un piccolo gruppo di esperti.
Le condizioni
necessarie per la saggezza della folla sono:
· diversità di opinione (ognuno ha delle informazioni – sensazioni ecc.
che altri non hanno);
· indipendenza (le opinioni non sono condizionate da altri, come avviene
nei piccoli gruppi in cui c’è compresenza delle persone);
· decentramento (vicinanza al luogo di un evento);
· aggregazione (meccanismo capace di trasformare un giudizio personale in
una decisione collettiva).
Pensare di
poter raggiungere una visione totalmente disinteressata della politica dagli
elettori è assurdo, ma non significa che l’interesse personale di singoli
politici determini le decisioni degli elettori.
Bello sarebbe
pensare che ogni elettore votasse spinto dal desiderio di ottenere il benessere
del paese e non spinto esclusivamente da interessi particolari e
personalistici.
Al di là delle
diverse riflessioni che scaturisce il libro in prospettiva della campagna
elettorale, mi piace pensare che l’esistenza di questa capacità di buon senso delle masse, quando possono decidere in modo
non condizionato, potrà garantire che la società umana e politica continui a
migliorare. Lentamente.
Berto Dragano