Un acconto ‘soft’ a giugno e la ‘mazzata’ a dicembre. E le banche non pagano
Dopo le ultime modifiche introdotte in Senato nel decreto semplificazioni fiscali, inizia a delinearsi il quadro generale che riguarda l’IMU ( imposta municipale unica) che sostituirà la vecchia Ici, come previsto nel decreto “Salva Italia” dello scorso dicembre. Un decreto quest’ultimo, quello di dicembre che creava un mare di confusione su tempi e modalità di versamento della tassa, a partire dalla tempistica che impediva a i comuni di deliberare sulle proprie aliquote, proseguendo con la denuncia dei CAF nazionali riguardo l’impossibilità di compilare e calcolare la nuova IMU contemporaneamente alla dichiarazione dei redditi.
Con il decreto di questi giorni si è posto dunque rimedio a questo marasma organizzativo. Per precisione, va detto che oltre all’imu nel decreto di ieri sono state previste anche nuove assunzione nelle Fiamme Gialle per potenziare la lotta all’evasione fiscale, mentre sono saltate le cosiddette “Black list” per i commercianti pizzicati ad evadere, o cmq non perfettamente in regola.
Per quanto concerne l’imu il governo ha optato per il versamento di un acconto entro il 18 giugno, per poi regolarizzare a dicembre tutto il pagamento. Per la prima casa, l’acconto andrà calcolato in base alle aliquote standard previste a dicembre, e pari quindi allo 0.4% della rendita catastale originaria rivalutata del 5%, e poi moltiplicata per 160. A questa somma vanno detratte 200 euro più 50 euro per ogni figlio al di sotto dei 26 anni che ha residenza nella stessa casa. Il risultato di tutto va pagato al 50%, entro il 18 giugno.
Per le seconde case e gli immobili non residenziali (uffici, laboratori, negozi, fabbriche ecc) l’aliquota base è dello 0,76% senza nessuna detrazione su una base imponibile ottenuta aumentando la rendita del 5% e moltiplicando il risultato per 55, per i negozi, e per 80 per uffici, studi professionali. Anche in questo caso l’acconto è pari alla metà di quanto così ottenuto. Per garage e box se sono pertinenziali (ovvero assimilati alla prima casa) seguono la stesso calcolo della prima casa ( con gli sgravi relativi però solo ad una unità, quindi o casa o garage). In caso di box e garage non pertinenziali, valgono le regole per gli immobili non residenziali. Sono escluse dal pagamento le case inabitabili.
Ma la vera stangata si avrà a fine anno, con il conguaglio finale, ove nel calcolo saranno previsti gli aumenti (tanti) o diminuzioni (ben poche) delle aliquote, sia del governo che dei comuni (sottraendo naturalmente l’importo dell’acconto di giugno). Difatti il decreto “Salva Italia” prevede un gettito complessivo della nuova tassa pari a 21 miliardi di euro. Nel caso vi sia un discostamento da tale cifra dall’analisi delle entrate degli acconti di giugno, il governo potrebbe rivedere al rialzo o al ribasso le aliquote. Aliquote che prevedono tra le altre cose un margine di manovra dei comuni, che possono decidere di variare le aliquote per le abitazioni principali di una cifra compresa tra lo 0,2 e lo 0,6%, e tra lo 0,46% e l’1,06% per le altri immobili, con possibilità di scendere fino allo 0,4 % per gli immobili affittati o per quelli posseduti dalle persone giuridiche (enti, fondazioni, corporazioni ecc). I comuni hanno tempo fino a fine settembre per approvare le proprie aliquote, mentre a luglio o comunque entro fine estate dovrebbe esserci il dato definitivo sulle aliquote del governo, anche se nel testo approvato ieri il governo potrebbe prendere tempo fino a dicembre, ma in realtà dovrà agire entro fine estate per permettere ai comuni di deliberare le proprie aliquote.
Dunque l’effetto sulle tredicesime e sui consumi natalizi potrebbe essere devastante, calcolando che in alcuni casi l’importo dell’acconto potrebbe anche triplicare nel conguaglio di dicembre, andando così a mortificare ancora di più famiglie e commercianti che magari aspettano il natale per veder rifiatare i consumi in un anno da “lacrime e sangue” come questo, come probabilmente anche i prossimi.
Altra cosa che lascia perplessi è che tutti gli anziani che abitano stabilmente in case di riposo, a prescindere dalla loro condizione, pagheranno l’imu sulla casa “disabitata”. Ma questione che fa balzare in piedi, che toglie il sonno, il vero scandalo di questo decreto, è l’esenzione dall’imu per le fondazioni bancarie. In pochi lo hanno detto, ma le fondazioni bancarie non pagheranno la tassa sui propri immobili, una vergogna colossale, che conferma ancora una volta di chi e di cosa è espressione questo governo: le banche. Banche che ancora una volta vengono premiate, nonostante siano (soprattutto le grosse banche internazionali) le vere colpevoli della crisi attuale, nonostante siano state in parecchie salvate dal fallimento dall’iniezione di denaro pubblico, nonostante comprino denaro al tasso dell’1% e lo rivendano quintuplicato a singoli cittadini e imprese, nonostante la loro assurda stretta sul credito alle piccole e medie imprese, costrette a chiudere, licenziare e in alcuni casi a costringere al suicidio imprenditori e operai, come stanno raccontando le cronache di questi giorni. Da togliere il sonno, appunto.
Pio Matteo Augello