LibriAmo, a cura di Renata Grifa
Ripetevo la parola mamma cento volte, finché perdeva ogni senso
ed era solo una ginnastica delle labbra.
Restavo orfana di due madri viventi.
Una mi aveva ceduta con il suo latte ancora sulla lingua,
l’altra mi aveva restituita a tredici anni.
Ero figlia di separazioni, parentele false o taciute, distanze.
Non sapevo più da chi provenivo.
Per noi e per il mondo sarà solo “l’arminuta”, una ragazzina senza nome, orfana con due madri, figlia di tutti e di nessuno.
Siamo negli anni Settanta, in un paese dell’Appennino abruzzese non ben specificato una ragazzina si ritrova ad essere restituita alla sua famiglia d’origine, alla sua prima vera madre che tredici anni prima a soli sei mesi aveva deciso di disfarsi di lei.
Cresciuta nel benessere e nella normalità, improvvisamente l’arminuta deve affrontare un mondo che non è il suo in una famiglia che la considera soltanto una bocca in più da sfamare. Circondata solo dall’affetto di Adriana l’arminuta inizia un viaggio che la mette davanti a domande troppo grandi per una bambina di tredici anni che non smette di aspettare il giorno in cui verranno a riprenderla. Ma in attesa di quel giorno impara a vivere nella desolazione affettiva e materiale in cui nulla può essere dato per scontato, nemmeno un piatto di pasta. Senza mai smettere di cercare quella verità incomprensibile da cui i “grandi” cercano di tenerla lontana, l’arminuta cerca di farsi strada tra il mistero che di colpo l’ha privata della propria identità.
L’arminuta è un libro che parla di abbandono, di maternità quasi innaturale, di rapporti familiari capovolti in una società rurale e retrograda dove i genitori non sono capaci di accettare il proprio ruolo e allora tocca ai figli prendere in mano le redini della propria vita. Una storia che appare incomprensibile ma verosimile, che potrebbe cadere nella pietà e nella compassione ma non lo fa, mai. Nonostante quell’unica domanda che continua ad accompagnare ogni pagina del racconto “se ho sbagliato qualcosa dimmelo, e non lo farò più. Non lasciarmi qui.” l’arminuta è una ragazza che sulle ceneri di un’assurda sofferenza riesce a costruire la via per una nuova vita.
Con una scrittura schietta, ruvida ma allo stesso tempo emozionante, Donatella Di Pietrantonio ci regala un romanzo (vincitore della cinquantesima edizione del Premio Campiello) in cui la resistenza al dolore deve essere più forte dell’abbandono ad esso per far sì che, nonostante tutto, il futuro di un’arminuta possa essere meno arido del mondo che la circonda.