nessuna parola a fianco, ci sta?”
Nell’ultimo
mese, ma sarebbe meglio dire negli ultimi 5 anni, mi sono sentita come Massimo
Troisi, che nei panni di Maria, spiega al Signore l’impossibilità di trovare un
lavoro, degno di tale nome.
Non
sono un premio Nobel, ma sono tutt’altro che stupida, sono una persona come
tante, in perenne ricerca di un lavoro che mi permetta di sopravvivere (visti i
tempi).
Non
voglio parlare del precariato in Italia, ma a San Giovanni Rotondo.
Dove
anche il precariato e la famosa “generazione 1.000 euro” sono un’illusione.
Non
sono laureata, lo so mea culpa, ed è un deterrente.
Ma
sei laureata e cerchi un posto da cassiera?
E’
un deterrente lo stesso!!
La
prima domanda, quando faccio un colloquio è: “Hai figli?” (chissà perché il
“lei” è in disuso)
“Si, una bimba”
“Hai intenzione di
averne altri?”
(sarebbe un mio diritto)
“Ehm…no”
“Hai qualcuno che
ti possa mantenere la bambina anche quando è malata?”
“Si, ci sono i
nonni”
(santi subito!!!)
“Allora, gli orari
sono questi… (mai
sotto le 8-9 ore), per 450 euro,
naturalmente il contratto sarà a tempo determinato part time, quindi in busta
ci saranno 1000-1200 euro, mi raccomando firma senza fare storie”.
Che
fare?
Firmi?
E vabbè ma allora sei totalmente scema, che fai ti fai sfruttare, colpa tua,
poi non ti lamentare!!!
Non
firmi? E vabbè ma allora non vuoi lavorare, è colpa tua, poi non ti
lamentare!!!
C’è
qualcosa che non mi torna….
Penso
a tutti i diritti che non avrò mai, ma penso a mia figlia e firmo.
Oplà
altra pergamena da firmare: “Cos’è?”
“E’ una
dichiarazione di cessato rapporto lavorativo, dove dici che hai ricevuto tutti
gli stipendi e la liquidazione”.
Ma
dite la verità siamo a Zelig????
Mariapia Carruozzi