Crescono gli
investimenti “alternativi”
Sono confortanti i dati che ci giungono dagli analisti nel campo delle
energie rinnovabili: è emerso che nel 2010 gli investimenti per la
realizzazione di impianti a biomasse, fotovoltaici, eolici, geotermici, etc,
hanno superato di gran lunga i finanziamenti destinati alle centrali elettriche
a combustibili fossili.
E’ da notare che il successo è stato ottenuto in piena crisi economica, un
punto a favore di coloro che sognano un mondo che non debba dipendere
energeticamente dai combustibili fossili.
L’incremento è dovuto principalmente a due fattori:
– il primo
riguarda gli incentivi che i governi hanno erogato; solo lo scorso anno hanno
superato i 50 miliardi di euro (dati a livello globale) ad esempio la Svizzera
finanzia le energie rinnovabili con l’aumento della tassazione applicato alle
centrali di vecchia generazione.
– Il secondo
fattore trainante si riferisce al costo sempre più basso dei componenti.
In questi giorni si è tenuta a Durban la 17° conferenza ONU sul clima per
discutere le misure da adottare per limitare il riscaldamento globale. Dal confronto
è emerso che pochi paesi, tra i quali l’Italia, stanno rispettando i vincoli
dettati dal protocollo di Kyoto.
Altri paesi come il Canada ed il Giappone si rifiutano di impegnarsi
ulteriormente a favore del clima adottando la linea di pensiero portata avanti
dagli Stati Uniti (secondo paese nella classifica mondiale per emissioni di
CO2) che non hanno mai ratificato il protocollo.
Per favorire la riduzione di emissioni di CO2 saranno importanti le future
cooperazioni, che vedono l’Europa come principale mediatore, con Cina (primo
paese nella classifica mondiale per emissioni di CO2), India e Brasile per
rendere ecosostenibile la crescita esponenziale dei paesi in via di sviluppo,
in quanto per il momento vogliono impegnarsi solo in maniera proporzionale
all’inquinamento prodotto nel corso della loro industrializzazione, ritenendo
ingiusto il doversi far carico dei danni causati all’ambiente da parte dei
paesi che si sono sviluppati con cinquanta anni di anticipo rispetto a loro.
Il fallimento da tutti acclamato non è stato totale perché le proposte
inerenti le tematiche di sostenibilità sociale e ambientale presentate dai
comitati e dalle associazioni presenti alla conferenza come ad esempio la
democrazia energetica, la riconversione industriale, l’agricoltura organica, etc,
se venissero prese in considerazione favorirebbero l’occupazione e la salute
del nostro pianeta.
Emanuele Merla