Niente di nuovo sul fronte occidentale”, di Erich Maria Remarque
Recensione di Toni Augello
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è una granata tra le mani. Mi è piombata addosso per caso. Non avevo capito cosa fosse finché non ne ho sollevato la “spoletta” della copertina. Mai avrei creduto tanto devastante la sua esplosione per le mie cellule neuronali.
Raramente un libro colpisce in maniera così potente fin dalle primissime pagine. È vero, di guerra si è scritto tanto. Ma leggendo le pagine di uno straordinario testimone oculare come Remarque, ti rendi conto di come non sia mai abbastanza. Ed il suo resoconto è tanto più incisivo, tanto più significativo il suo messaggio, quanto più ingenuamente ti approcci ad esso.
Avanzo sul terreno del racconto senza orientamenti. Credo, ad un primissimo acchito, di trovarmi in piena seconda guerra mondiale. Quella delle bombe atomiche e dei campi di concentramento. Mi sbaglio. Il fronte in cui mi trovo è quello della Grande Guerra. Una lenta e sanguinosa guerra di posizione, capace di mietere oltre sedici milioni di vite umane, tra vittime militari e vittime civili, in gran parte giovani.
“Questo libro non vuol essere né un atto d’accusa, né una confessione. Esso non è che il tentativo di raffigurare una generazione, la quale – anche se sfuggì alla granate – venne distrutta dalla guerra”, dichiara in un incipit lapidario, ma estremamente toccante, lo stesso autore.
Non so ancora da quale parte della barricata mi trovo, qual è la divisa che indosso a fianco del protagonista. Quando realizzo che sto dalla parte dei “cattivi”, mi si ghiaccia il sangue nelle vene. Ma è proprio stando accanto a lui fino alla fine, condividendo la sua straordinaria sensibilità, che realizzo una volta di più che la guerra, questo odioso modo di risolvere i problemi tra i grandi, non ha buoni, né cattivi; vincitori o vinti. La guerra, “questa rovina di ogni umanità”, ha solo vittime. E come rileva giustamente l’autore, vittima non è solo quella che lascerà le sue spoglie sul campo di battaglia. Forse è per questo che Gino Strada ci ricorda che non dovremmo mai più pensare alla “guerra come strumento”, perché “c’è un dato inoppugnabile: che la guerra è uno strumento, ma non funziona, semplicemente non funziona”.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un libro di rara bellezza ed intensità che dovremmo leggere tutti.”