Tra i promotori il sangiovannese Giovanni Minichillo
La Commissione Europea e l’UNESCO hanno emanato delle carte internazionali a partire dagli anni ‘70 che delineano il rapporto tra diritti e sport: nel 1975 la carta europea dello sport, nel 1979 la Carta internazionale per l’educazione fisica e lo sport. Nel 1992 un altro importantissimo avvenimento: la firma della carta europea dello sport a Rodi. Successivamente al 2004, anno europeo per l’educazione fisica, ci fu la pubblicazione da parte dell’ Unione Europea del LIBRO BIANCO DELLO SPORT (2007) dove viene sottolineato il diritto di tutti di praticare attività sportiva. Occorre notare, riflettere, su alcuni punti fondamentali: questi documenti citano la parola “tutti” e in quei tutti ci sono anche le persone con disabilità, quasi a sottolineare che la disabilità è una condizione che riguarda tutte le persone e non solo una parte di essa.
La convenzione ONU dei diritti delle persone con disabilità redatta a New York nel 2006 rivendica il diritto delle persone con disabilità di praticare sport .
Ne deriva un concetto pedagogico fondamentale: l’accessibilità. La quale può essere fisica (abbattimento delle barriere architettoniche, possibilità delle persone disabili di accedere a campi, palestre, ecc…); strutturale (occorre ripensare la struttura del gioco per rendere partecipe la persona con disabilità); istituzionale ovvero il regolamento del gioco che viene sancito a livello legislativo.
Il concetto di integrazione sta alla base del BASKIN: basket per l’integrazione. Non significa attività assistenzialistica, attività terapeutica o aiuto alla persona ma attività sportiva agonistica che si fonda sull’integrazione cercando di far nascere un nuovo spirito sportivo, educativo, collaborativo.
Una realtà rivoluzionaria in quanto gli sport dividono per categorie, maschi e femmine, persone disabili e normodotate, persone con disabilità diverse, sport di serie a e serie b, sport importanti e meno importanti.
Il baskin non si basa su test medici, ma su test che riguardano le abilità stesse e che vengono eseguiti sul campo da gioco. Tutti devono essere messi in condizione tale di esprimere realmente se stessi.
Cosa cambia? Il campo da gioco viene adattato, cambiano le regole per permettere l’accesso garantendo alle persone, a tutte le persone di esprimere le proprie competenze, le proprie abilità.
Una pratica sportiva già molto diffusa nelle regioni del centro-nord Italia. Meno al sud. Tra i promotori di questo sport c’è un ragazzo sangiovannese: Giovanni Minichillo, laureato in Scienze Motorie, specializzando in Scienze e Tecniche dello Sport presso l’Università degli Studi “Foro Italico” di Roma, allenatore ed arbitro di Baskin.
Giovanni è stato relatore in molteplici convegni sullo Sport e la disabilità nella regione Lazio, partecipando inoltre a progetti scolastici sul Baskin in collaborazione con diverse associazioni. Giovanni ha condotto uno studio sperimentale, oggetto della tesi di laurea magistrale, sugli effetti della pratica del Baskin sulle persone disabili e normodotate.
“Il BASKIN – ci dice Giovanni Minichillo – si ispira al basket e fa dell’integrazione la sua solida base per permettere l’inclusione di chi vi partecipa. Un regolamento, composto da 10 regole, la presenza di 4 canestri anziché 2 tradizionali , conferisce al gioco caratteristiche incredibilmente ricche di dinamicità e imprevedibilità. Questo nuovo sport è stato creato partendo dalla PERSONA e da tutte le sue peculiarità. Non è la persona che si deve adattare allo sport ma è lo sport che si deve adattare alla persona.
Viene eliminato il carattere altamente selettivo che contraddistingue la gran totalità degli sport oggi esistenti, – afferma ancora il giovane studente sangiovannese – uno sport dove non partecipano solo ed esclusivamente i migliori, ma tiene in considerazione le capacità e abilità di ciascuno , valorizzandole e rendendole il vero punto di forza del giocatore stesso.
Lo sport integrato pone una fine (e un nuovo inizio, un grande inizio..) a tutte quelle attività che prevedono la partecipazione, oserei dire per compassione, delle persone in situazione di disabilità solo ed esclusivamente nei pochi minuti di gioco sul campo.
Il baskin permette la partecipazione attiva di giocatori con qualsiasi tipo di disabilità (fisica e/o mentale) che consenta il tiro in un canestro insieme a giocatori normodotati. Attenzione a non far confusione con lo sport adattato, il quale permette la partecipazione delle sole persone disabili. Fare sport, come ben sappiamo, non vuol dire solamente giocare la partita, fare una doccia ed andare a casa, ma vuol dire allenarsi insieme (con allenamenti specifici in base alle abilità di ciascun giocatore), condividere gli stessi sacrifici, condividere lo stesso spogliatoio, gli stessi tempi, gli stessi spazi, gli stessi obiettivi, condividere la propria vita non solo sul rettangolo di gioco ma anche al di fuori. Questo è uno sport sano, pulito. Questo è uno sport integrato! Vi è un’immagine di sport integrato, spesse volte, completamente errata dovuta, secondo me, anche all’ignoranza, alla non conoscenza dell’essenza di questa tipologia di sport. Si pensa ad uno sport statico, uno sport assistenzialistico, uno sport dove la persona in situazione di disabilità è un giocatore che “cerca di far qualcosa”. Nozioni a dir poco errate . Il Baskin è il nuovo che avanza. Il baskin è la terza via dello sport!”, conclude Minichillo.
Il regolamento del baskin adatta: 1) il materiale (uso di più canestri: due normali; due laterali più bassi; possibilità di sostituzione della palla normale con una di dimensione e peso diversi); 2) lo spazio (zone protette previste per garantire il tiro nei canestri laterali); 3) le regole (ogni giocatore ha un ruolo definito dalle sue competenze motorie e ha di conseguenza un avversario diretto dello stesso livello. Questi ruoli sono numerati da 1 a 5 e hanno regole proprie); 4) le consegne (possibile assegnazione di un tutor, giocatore della squadra che può accompagnare più o meno direttamente le azioni di un compagno disabile).
Anche i ragazzi normodotati beneficiano di questo percorso. Infatti nel baskin essi imparano ad inserirsi e ad organizzare un gruppo che conta al suo interno gradi di abilità differenti. Essi devono così sviluppare nuove capacità di comunicazione mettendo in gioco la propria creatività e instaurando relazioni affettive anche molto intense. Inoltre la condivisione degli obiettivi sportivi coi ragazzi disabili permette loro di apprezzare le ricchezze e le capacità che la diversità porta con sé.
“Sarei felice di portare questa nuova disciplina anche qui nella mia città, e al sud più in generale” dichiara Giovanni. “Una pratica sportiva di questo tipo sono sicuro darebbe ancor più lustro alla nostra San Giovanni Rotondo”.
alv