{mosimage}"Il direttivo del Circolo di San Giovanni Rotondo ha deciso di andare in una direzione diversa dalla mia e si avvia a definire un percorso politico che io non condivido più"
Cari amici e concittadini,
quando ho accettato la nomina a presidente del Circolo di Legambiente di San Giovanni Rotondo è stato per diversi motivi: intendevo lavorare per aiutare il nostro circolo nel processo di rinnovamento generazionale, intendevo modernizzare il metodo di comunicazione del Circolo introducendo un sito internet, una mailing list ed un forum, intendevo creare un gruppo giovane che fosse unito e potesse lavorare in modo fresco e piacevole ed intendevo, infine, dare un contributo alla cittadina che mi ha visto nascere.
Nel momento in cui accettai la nomina, le premesse perché ciò avvenisse, c’erano tutte.
Nel primo periodo, ho ritenuto innanzitutto che si dovesse rinnovare la struttura del Circolo, creando un sito internet e facendo in modo che divenisse lo strumento di comunicazione principale con l’esterno; ho creato, per lo stesso motivo, una mailing-list per gli iscritti e i simpatizzanti, dove veicolare le informazioni sulle nostre iniziative.
Successivamente, abbiamo avviato la nostra attività politica, attività che è sempre stata concertata all’interno delle riunioni, dove si definivano le linee guida. Il rapporto fiduciario e l’entusiasmo iniziale permettevano di lavorare in modo efficace.
In questo mio anno e mezzo circa, di presidenza, ecco le attività che abbiamo organizzato:
creazione di un concorso fotografico “fotografa le brutture della tua città”, per mettere in evidenza l’esigenza di valorizzare San Giovanni Rotondo; ancora, su questo argomento, abbiamo organizzato la manifestazione sul “Perottino”.
Il Circolo ha poi partecipato attivamente al gruppo costituitosi per il NO al referendum sulla devolution.
Per rilanciare la problematica del centro storico abbandonato a se stesso, ha visto la luce un festival jazz in piazza De Matteis.
Inoltre sono state organizzate una serie di escursioni.
Vista la proliferazione delle antenne per cellulari sui tetti delle strutture pubbliche, e vista la protesta degli abitanti vicini alla biblioteca comunale, è stato chiesto al Comune di creare un piano che regoli questa problematica.
Ancora, si è avviato il dibattito sugli impianti eolici.
Abbiamo chiesto alle scuole pubbliche di firmare un protocollo per il fotovoltaico che poi è stato presentato in Comune.
Per mettere in evidenza L’inquinamento in via Foggia si è organizzato “Mal’aria”. Per denunciare la sporcizia e lo stato di abbandono dell’agro di San Giovanni Rotondo abbiamo creato, insieme a “Cambio Rotta”, un calendario chiamato “Nature Morte”, con il quale è cominciato anche il proficuo rapporto con l’allora nuovo assessore all’ambiente Donato Mangiacotti.
E’ stata inoltrata una proposta per la ricostituzione dell’ex lago di Sant’Egidio.
Si è ripreso il dibattito sulla partecipazione, con un convegno attinente al tema.
Si è partecipato alle riunioni per la costituzione delle consulte per il PUG; nelle quali ho rilanciato l’esigenza di un Centro di Educazione Ambientale, esigenza raccolta dall’assessore all’ambiente.
Nelle riunioni successive insieme all’assessore abbiamo delineato gli ulteriori passaggi per arrivare alla creazione di questo centro, che è a tutt’oggi fermo.
Insieme al Comune e ad altre associazioni abbiamo poi organizzato “Puliamo il bosco”.
Tutto questo in poco più di un anno e mezzo.
Già in altri scritti, ho affermato che, nella mia visione, un’associazione deve essere autonoma, non-consociativa, fedele al suo scopo sociale.
Ho anche affermato che, fermi restando i principi e le linee guida, i soci che partecipavano alle riunioni (il gruppo) potevano proporre la loro idea e, una volta che ne avevano ricevuto delega, potevano agire in coscienza, secondo le loro competenze e le loro capacità.
Ne è un esempio vincente il calendario “Nature Morte” dove, ad esempio, l’idea è nata chiacchierando con l’amico Nicola Fiorentino, che aveva le foto; Antonella Carriera ha poi raffinato e plasmato l’idea, ottenendone un oggetto grafico gradevole all’occhio.
Da ciò, insieme, abbiamo fatto nascere l’incontro-dibattito.
Non ho intenzione di raccontare ogni singolo evento, ma quest’ultimo esempio mi serve per chiarire la mia visione di associazione: quando ad una persona le viene delegato un compito, vuol dire che si ha stima nelle capacità di questa persona e la si lascia, di conseguenza, procedere come crede.
Questo metodo si è incrinato dopo la rottura tra me ed una parte del direttivo, in relazione al mio intervento nell’articolo pubblicato su sangiovannirotondonet.it intitolato “306 le firme raccolte” all’indirizzo:“https://www.sangiovannirotondonet.it/copia/index.php?option=com_content&task=view&id=155&Itemid=31"
Non entro nel merito della questione, perchè l’ho già fatto a suo tempo; prendo solamente atto che quella rottura non è stata più sanata, nonostante io abbia tentato più volte, e in momenti diversi, di creare situazioni di riconciliazione o almeno di evitare polemiche inutili.
In ogni caso, si è trovato in qualche modo, per amore dell’associazione, una dimensione e abbiamo continuato nel nostro lavoro, ma al prezzo di una tensione sempre più crescente.
Come presidente di un circolo, considerando che ho sempre sostenuto l’idea che si deve dare autonomia, ritenevo ovviamente di poter ricevere la stessa autonomia; invece, man mano che si creava questa situazione, si è arrivati pian piano a ritenere che qualunque decisione, persino quelle dove erano state già definite le linee guida e dove io ero già stato delegato a lavorare, si dovessero ridiscutere in assemblea.
Come conseguenza di ciò, il direttivo ha ritenuto che si dovesse decidere tutto al suo tavolo; opinione sostenuta paradossalmente dalle stesse persone alle quali io avevo sempre dato proprio quell’autonomia che stavo in quel momento chiedendo.
Non pretendo di avere ragione, ma, semplicemente, in questo modo non riesco a lavorare bene.
Mi sembra assurdo chiedere il permesso all’assemblea ad ogni piè sospinto e prendo atto di non avere più la fiducia dell’assemblea stessa e di non essere più presidente “di fatto”.
Prendo atto, altresì, che il direttivo del Circolo di San Giovanni Rotondo ha deciso di andare in una direzione diversa dalla mia e si avvia a definire un percorso politico che io non condivido più.
Per questo motivo rassegno le mie dimissioni.
Alessandro Rendina