L’Associazione "Cala la sera" chiede dibattito
Pubblichiamo uno scritto di Gelormini che tratta dell’argomento "L’eolico sul Gargano" inviatoci dall’Associazione culturale “Cala la sera” che intende chiedere supporto alle altre associazioni della città per cominciare a discutere di questo specifico argomento.
Il tema potrà essere eventualmente oggetto di prime discussioni qualora il progetto della rete di associazioni vada in porto.
Altrimenti l’Associazione “Cala la sera” propone comunque di discuterne sul portale o tramite incontri per raggiungere risultati concreti. L’associazione chiarisce l’intento di voler unitamente schierarsi contro le Pale Eoliche sul Gargano per iniziare a parlare seriamente di questo problema. Inoltre aggiunge: “Impegniamoci e facciamo sentire la nostra voce, raccogliendo firme, indicendo una votazione cittadina perché, a quanto pare, sembra che la partita si voglia disputare in stanze chiuse e buie per gli interessi di pochi.”
IL PAESAGGIO, UN BENE DI TUTTI
22-04-2006
Antonio V. GELORMINI
Sulle orme dei grandi viaggiatori del tardo Rinascimento, si diffuse agli inizi del Settecento, tra le classi più agiate del Nord Europa, soprattutto inglesi, la consuetudine di organizzare un lungo itinerario attraverso la nostra Penisola. Era un viaggio alla ricerca delle grandi opere artistiche, delle vestigia archeologiche, delle testimonianze della civiltà classica, del clima mediterraneo e dell’intero stile di vita dell’Italia dell’epoca.
Ogni uomo di cultura europeo che si rispettasse, in pratica, doveva aver compiuto almeno un soggiorno in Italia. Nonostante le strade dissestate e i pericoli del brigantaggio, questa esperienza culturale ed umana era ritenuta indispensabile all’educazione di un gentiluomo.
Questo viaggio, come è noto, è passato alla storia con il nome di Grand Tour, da cui più tardi nascerà il termine “turismo”. Tra le affascinanti scoperte di questi speciali viaggiatori, spesso animati da una passione estetica senza pari, vi era sovente la seduzione del paesaggio. Quella che in Sicilia, al tramonto, infiammava l’immaginazione poetica di molti artisti. Quella che sul lago di Como dette vita all’incipit manzoniano più famoso. O quella che di fronte a un’aurora sul Gargano, fece coniare a Goethe forse lo spot più bello per la promozione turistica del nostro Paese, quando disse di aver viaggiato nella “Terra dove fioriscono i limoni”.
Ecco come ambiente, paesaggio e qualità della vita da sempre sono valori ricorrenti nell’espressione dei bisogni dell’individuo e delle comunità. Oggi misuriamo la qualità dell’ambiente in livelli di inquinamento o di nocività per la salute umana. Diciamo che la qualità della vita si misura in termini di accesso al reddito, all’occupazione, alla formazione, alla sanità, oltre che in termini di fruizione di un ambiente più o meno salubre.
Ma come si misura la qualità del paesaggio? E’ difficile dirlo. La sua definizione è tutta su una base di valori strettamente dipendenti dalla percezione di chi osserva. E con i suoi contenuti fortemente dinamici, il “bene” paesaggio non potrà mai essere chiuso nella cornice statica di uno scatto fotografico. Per il turismo il bene paesaggio è indubbiamente una risorsa primaria, salvaguardarlo diventa un’esigenza fondamentale dell’economia turistica, ma la domanda che deve porsi alla nostra attenzione oggi è: qual è il paesaggio che vogliamo difendere? Quale identità vogliamo far prevalere? La sconsiderata proliferazione delle pale eoliche arricchisce o deturpa questo nostro paesaggio?
Lo smembramento di un plurisecolare complesso monastico, come la distruzione di un castello normanno, arricchiscono o impoveriscono l’identità storica e culturale di una comunità? Sono quesiti-indici per avvertirci che non è più sufficiente schierarsi a favore della salvaguardia del paesaggio, ma è necessario, affinché gli obiettivi di tutela vengano realmente raggiunti, definire “il paesaggio che vogliamo”. Sapere quale identità intendiamo valorizzare: panoramica, eco-sistemica, architettonica, monumentale, storica, artigianale, industriale, agricola, etc. Un punto su cui ogni cittadino dovrà rivendicare il suo ruolo di protagonista centrale, attraverso un confronto indispensabile ed un percorso di ascolto, che miri ad accrescere la consapevolezza dell’importanza delle scelte, favorire la partecipazione attiva della comunità, determinare una presenza costante, in grado di condizionare gli organismi di governo delle città.
Leopardi, che di paesaggi aveva “un’infinita” conoscenza, prima del dolce naufragio disse: “il progresso è ritrovare ciò che avevamo perduto”. La nostra grande occasione sarà, dunque, la combinazione di tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico-culturale con lo sviluppo economico, inteso, più che mai, come attento recupero delle proprie tradizioni ed occasione di opportunità per i relativi territori. (gelormini@katamail.com)