LibriAmo a cura di Renata Grifa
Sento di aver sprecato il tempo e lo rimpiango.
E poi mi dico che il tempo lo si spreca sempre, in un modo o nell’altro.
E che bisogna stare attenti con i rimpianti perché sono il vero inferno dei ricordi.
Anche se la nostalgia è ancora peggio.
“Faccio che questo è il mare e che io sono su questa barca”
Voglio strapparla al tempo. La guardo così tanto che mi fa male.
L’estate dell’innocenza perduta.
Clara Sánchez torna al grande pubblico con il genere del romanzo famigliare prettamente al femminile, donne tenaci, forti e un po’ nevrotiche vissute e raccontate attraverso gli occhi di Isabel.
Isabel è solo una bambina quando in un’estate qualunque è costretta a crescere all’improvviso e a fronteggiare esperienze e delusioni di solito riservate al mondo dei più grandi.
Un mondo di adulti che è un mondo reale ed è un mondo infelice, un padre troppo stanco e una madre sempre all’erta che fa dubitare alla piccola Isabel che non sia quello il vero amore tra due persone
Che fosse quello il vero amore, così diverso da quello dei miei genitori? Molto tempo dopo, quando avevo ormai quindici anni, chiesi a Olga cosa pensava dell’amore, visto che tra quelli che conoscevo mi sembrava la voce più autorevole. “L’amore è la luce” disse. “E, quando la luce si spegne, resti cieca per un po’.”
Unico faro nel mare di una vita rassegnata sono Olga (forse vera protagonista del racconto) cui la piccola Isabel sembri aspirare e allo stesso tempo voler evitare e suo marito Albert, il solo che riesce ad instaurare con la bambina un rapporto sincero, di affetto, di innocenza.
È questo un racconto in cui le pagine mettono il lettore in attesa di qualcosa che non succede, si narra la vita così com’è vista dalla straordinaria e insolita prospettiva di una bambina.
Una scrittura semplice e allo stesso tempo volta a intrecciare gli eventi che si susseguono in maniera non sempre lineare, come i più intimi pensieri della protagonista.
Un racconto delicato che fa riflettere su quanto il mondo dei grandi possa pesare sugli occhi innocenti di un bambino e modificarli irreversibilmente.
… “nell’infanzia c’è il meglio e c’è il peggio. E con il meglio e il peggio dell’infanzia bisogna convivere sulla vetta della montagna che i bambini osservano. Io ebbi il meglio: lo spettacolo di un campo di papaveri alle nove di mattina. E il peggio: vedere sotto questo stesso sole, mia madre che veniva a sapere della morte di sua madre, capire che nel bello c’è anche il brutto”…